«A Messa per non rimanere massa». Con questa espressione intensa e provocatoria si apre il documento L’Anno, il Giorno, la Cena, Orientamenti pastorali per l’anno liturgico-pastorale 2025/2026.
Il testo integrale è stato pubblicato oggi, in occasione della solennità del Corpus Domini, sul sito della Diocesi.
Gli Orientamenti preparati dal vescovo diocesano, monsignor Giuseppe Giudice, si inseriscono nel cuore del Cammino giubilare .
Il pastore invita tutta la comunità diocesana a riscoprire l’Eucaristia come sorgente e culmine della vita cristiana.
Una sosta alla sorgente dell’Eucaristia
Ispirandosi al Salmo 42 – «come la cerva anela ai corsi d’acqua» – il vescovo esorta la Chiesa locale, composta da laici, presbiteri e operatori pastorali, a fermarsi in Adorazione eucaristica per ritrovare freschezza spirituale e rigenerare la vita liturgica: «Voi stessi date loro da mangiare» (Lc 9,13), è l’invito evangelico che risuona nel documento.
Non si tratta di un generico richiamo alla spiritualità, ma di una verifica concreta sulla qualità delle celebrazioni e sulla centralità dell’Eucaristia nella vita della diocesi. «Non ci succeda – avverte monsignor Giudice – di mettere da parte l’essenziale per nutrirci con alimenti che non fanno crescere».
Liturgia, cuore della vita ecclesiale
Ampio spazio è dedicato alla riflessione sulla liturgia eucaristica, che – prosegue il vescovo – rischia di essere svuotata se non custodita con cura: «L’Eucaristia è il cuore pulsante della nostra pastorale, o è scaduta a devotio privata?».
La sobrietà, la bellezza del rito, l’autenticità dei gesti e dei segni sono elementi fondamentali per evitare derive estetiche o formalismi vuoti. Ogni segno – ricorda il pastore – deve condurre al Mistero, non distrarre da esso: «I segni devono parlare con immediatezza; se non parlano più, è segno che vanno rivisti, riscoperti, purificati».
L’Eucaristia, evento che rende popolo
«L’Eucaristia non è un rito da assistere, ma un evento da vivere»: è questa la chiave di lettura dell’intero documento.
Monsignor Giudice invita la comunità a una partecipazione viva e responsabile, in cui la liturgia sia davvero espressione del popolo di Dio e non competenza di pochi: «Una partecipazione variegata del popolo santo richiede una molteplicità di ministeri… non piccole gestioni del potere».
Particolare attenzione è rivolta al ministero dell’accoglienza: ogni celebrazione dovrebbe essere esperienza di fraternità, aperta ai piccoli, agli ammalati, agli estranei.
«Ogni fedele – scrive il vescovo – deve sentirsi a casa, anche se non troppo di casa, ma sempre esule e pellegrino verso il Regno».
Dalla liturgia alla missione
La celebrazione eucaristica autentica, bella e vera, genera missione. L’azione liturgica, afferma monsignor Giudice, non è mai fine a se stessa, ma prepara e spinge all’annuncio e al servizio: «L’Eucaristia ci manda e ci rimanda ad ogni uomo».
Per questo, il pastore diocesano richiama la spiritualità eucaristica come motore dell’azione pastorale: non uno spazio chiuso e protetto, ma un centro irradiante capace di fecondare la vita e trasformare i gesti quotidiani in «germogli di Vangelo».
Liturgia, scuola di santità quotidiana
Il testo si conclude con un invito a recuperare il ricordo della «prima Messa», momento in cui la fede si è accesa nel cuore. La liturgia, se vissuta nella verità, educa alla santità della vita ordinaria, fatta di piccoli gesti e relazioni autentiche.
L’anno liturgico, la domenica, la Cena del Signore – l’Anno, il Giorno, la Cena – diventano così coordinate pastorali e spirituali, punti di riferimento per ogni cristiano.
Con Maria, donna eucaristica
Nelle battute finali, il vescovo affida il cammino della diocesi a Maria, Madre della Chiesa, presentandola come Patena, Tabernacolo e Ostensorio: immagine della Chiesa che accoglie, custodisce e dona Gesù al mondo.
Una chiamata alla conversione
Gli Orientamenti pastorali 2025/2026 si presentano come un appello accorato alla conversione eucaristica, a ritornare all’essenziale, al cuore della fede: Gesù vivo nell’Eucaristia. E a farlo insieme, come Chiesa, in cammino, come «pellegrini di speranza».
«Solo passando attraverso la Porta eucaristica, inginocchiandoci davanti al Signore presente – conclude monsignor Giudice – potremo davvero tornare ad essere popolo dell’Alleluia, e non più massa smarrita, in cerca di senso e di pane».
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