Tra gli ambientalisti più attivi, carismatici e concreti del XXI secolo, il primo posto non potrebbe che essere di papa Francesco, dedicandovi addirittura l’enciclica Laudato si’.
In quei sei capitoli, si evidenziava che la terra, maltrattata e saccheggiata, richiede una «conversione ecologica», un «cambiamento di rotta» affinché l’uomo si assuma la responsabilità di un impegno per «la cura della casa comune».
Un vero e proprio manifesto per la politica mondiale e per le comunità supportate a realizzare progetti di sostenibilità anche attraverso programmi dedicati, ad esempio la Piattaforma di Iniziative Laudato Si’.
Concetto chiave della “missione ambientalista” del Pontefice è stato quello dell’ecologia integrale. Un approccio complesso alla crisi ecologica che, affrontando contemporaneamente crisi economica, sociale e ambientale, fa emergere la necessità di una finanza che aiuti specialmente i Paesi più esposti alla crisi climatica e che favorisca la nascita di un nuovo modello di sviluppo rispettoso dell’uomo e della natura.
Un’economia che «fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda». Questa visione, promossa attraverso iniziative come The Economy of Francesco, ha sfidato il modello economico attuale puntando a un sistema più equo e sostenibile.
Un appello riecheggiato anche nei giorni del lutto. Un gruppo di scienziati ed economisti ha pubblicato il Manifesto “Debito per l’ecologia integrale”, voluto proprio per sensibilizzare ad accogliere la imponente eredità di papa Francesco.
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