Al pari di altri comportamenti, compiacere sempre e comunque è una barriera comunicativa che interferisce con la creazione di un positivo clima relazionale affettivo e operativo in vista del raggiungimento di un obiettivo comune.
Di fondamentale importanza è la crescita in un contesto educativo affettuoso ed accogliente dell’unicità della persona.
Quando, invece, per motivi vari, un bambino sperimenta la mancanza d’amore e di calore, di protezione, di accettazione avrà difficoltà a sviluppare quel senso di appartenenza a partire dal quale sentirsi al sicuro. Tenderà, piuttosto, a sentirsi solo in un mondo percepito ostile, a sviluppare sentimenti d’ostilità che però deve tenere a bada per paura di perdere la fonte della sua protezione, sperimentando, così, un senso generale d’apprensione che gli studiosi chiamano «angoscia di base».
Per proteggersi da tale angoscia diventa, allora, prioritario ricercare la sicurezza, e tra le strategie che il bambino può adottare c’è quella di essere remissivo, sottomesso, preoccupato di accontentare gli altri per garantirsi l’amore. Lo stile conciliante è uno degli stili comunicativi che si può scegliere di adottare, molto spesso a livello inconscio, quando ci si trova in una condizione di stress soprattutto relazionale. È un modo per proteggersi dalla minaccia di essere rifiutati; un modo per nascondere le proprie debolezze.
Il compiacere diventa disfunzionale e restrittivo per lo sviluppo della persona se viene mantenuto in modo rigido e pervasivo, dicendo sempre sì a tutto e a tutti, considerando il non compiacere come un rischio troppo minaccioso per sé.
Sulla base di quanto si è visto, una prima considerazione che possiamo fare è che davanti ad una persona compiacente è utile disporsi con atteggiamento di comprensione.
Piuttosto che restare ad un livello generale pensando che quell’uomo, quel giovane, o quella ragazza, sempre è, oppure non è, compiacente, occorre differenziare l’osservazione al fine di cogliere se quella persona agisce così in tutte le situazioni oppure manifesta delle diversità. Questa attenzione risulta utile per farsi delle ipotesi su quando l’agire compiacente sia legato più ad un problema di carattere personale piuttosto che situazionale. Anche nell’ipotesi che la compiacenza sia più legata a problemi personali, va comunque tenuto in debito conto il contesto educativo.
Il nostro clima educativo incoraggia, seppure involontariamente, la compiacenza e scoraggia l’individuazione? Ci poniamo in modo autoritario? Quanto accettiamo di essere contraddetti? Ci fa comodo avere persone che dicono di sì perché così non si perde tempo?
Compiacere può anche essere un’abitudine appresa. Occorre sviluppare la capacità di saper essere accondiscendenti, concilianti, attenti agli altri. Questa scelta è fatta da una posizione attiva e non passiva, propositiva e non rinunciataria, di apertura e non di difesa, di coraggio e non di paura.
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