La diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, dov’è profonda ed estesa la devozione alla Madonna del Rosario di Pompei, ha fatto festa all’annuncio che la Sala Stampa vaticana ha dato il 25 febbraio scorso, comunicando che papa Francesco, dalla cattedra speciale dell’Ospedale Gemelli, aveva approvato i voti favorevoli della sessione ordinaria dei Padri cardinali e vescovi per la canonizzazione di beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario, delle Opere di carità e della stessa nuova città di Pompei.
Consultando, nell’archivio storico del Santuario, i primi numeri de Il Rosario e la Nuova Pompei, il periodico che lo stesso Longo fondò nel 1884, si ha l’immediata comprensione di quanto, nell’Agro, sia radicata e antica la venerazione per la Vergine.
Tra le innumerevoli testimonianze di grazia, ne abbiamo scelta una, pubblicata nel 1885. Racconta di quanto era avvenuto, il 6 giugno 1884, al sarnese Ferdinando Monteleone che quel giorno si trovava insieme allo scafatese Pasquale La Rocca. Dopo essersi recati a Nocera per commissioni stavano facendo ritorno a casa su un biroccino, un carro a due ruote utilizzato per trasportare materiali.
«Alla svolta di una via, ruppesi la cavezza del cavallo e propriamente quella che frena il naso – si racconta nel linguaggio elegante di fine Ottocento (il testo è anonimo, ma probabilmente fu scritto dallo stesso Longo) – di che, sentendosi libero, il brioso animale diessi alla rincorsa. Impallidirono per lo spavento i due viaggiatori, che ben compresero il pericolo che loro sovrastava dalla impazzata fuga dello sfrenato animale, a domare il quale non valevano né le blande e carezzevoli parole; né i gridi disperati di angoscia che di tratto in tratto emettevano».
A un certo punto la strada si restrinse e i malcapitati si videro arrivare incontro un altro carro, che trasportava pietre. «Contro quello – prosegue – andarono a battere violentemente lo sfrenato cavallo col biroccino, menando a gambe per aria i due sventurati viandanti. Il biroccino andò in pezzi, e i due uomini, che nel momento dell’urto altro non poterono articolare se non Madonna di Pompei aiutaci, furono sbalzati a terra parecchi metri lontano».
Di quel volo non ebbero alcun danno: Maria Santissima, invocata in quel frangente, concesse loro la grazia d’uscire indenni dall’incidente.
«Rizzatisi di repente, e riguardatisi, e sgranchite un poco le membra indolenzite, di niun danno si accorsero avvenuto sulle proprie persone – conclude il narratore – e preso pel ciuffo il cavallo, che era lì fermo ed immobile, ne andarono tranquillamente per fatti loro, lodando Iddio, e ringraziando la Vergine benedetta di Pompei dello scampato pericolo».
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