Sarà certamente contenta Sofia Corradi, anno 1934, nell’apprendere che la sua creatura, l’Erasmus, rappresenta in un tempo di grande fatica per il cammino europeo una risposta ai rischi di spogliazione e di demolizione della casa comune.
Erasmus è l’acronimo di EuRopean community Action Scheme for the Mobility of University Students, (Schema di azione comunitaria europea per la mobilità degli studenti universitari] ed è nato nel 1987 e nell’arco di 38 anni ha convolto 13 milioni di persone soprattutto giovani.
Non a caso è intitolato a Erasmo da Rotterdam (1466-1536) il grande umanista olandese che attraversò l’Europa per conoscerne le diverse culture e indicare nel dialogo tra di esse la via del bene comune e della pace.
Dal 2014 questo programma, il più longevo dell’Unione europea, si chiama Erasmus+ per via dell’ampliamento e della diversificazione della sua attività Quest’anno le risorse a disposizione ammontano a 267 milioni di euro per offrire l’opportunità di vivere questa esperienza di studio e di formazione al maggior numero possibile di giovani. L’aumento è consistente perché nel 2024 il budget era di circa 242 milioni di euro.
“Ogni anno – afferma Sara Pagliai coordinatrice dell’Agenzia nazionale Erasmus+ – assistiamo a un aumento dei candidati e spendiamo il 100% delle risorse a disposizione, l’inclusione è una priorità del programma”.
Il segnale è chiaro: i giovani pensano l’Europa come un luogo di conoscenza reciproca, di dialogo tra le diversità, di solidarietà di fatto, di pensieri e di percorsi generativi di unità.
Sembra di vedere tra le nuove generazioni e i padri e le madri dell’Europa unita un ponte che, a distanza di 80, anni le pone in sintonia scavalcando le generazioni di mezzo che almeno in parte indebolito le fondamenta valoriali e culturali della casa comune europea.
A riprova di questa deriva c’è una nostalgia diffusa delle “piccole patrie” chiuse in sé stesse nell’illusione che sia questa la scelta per avere sicurezza e benessere economico. “Per questo – commenta Sara Pagliai – credo che sia molto importante rilanciare e rafforzare programmi come Erasmus che fa compiere a chi partecipa un’esperienza di cittadinanza attiva, aiutando a scoprire quanto sia arricchente la conoscenza dell’altro e il dialogo con l’altro”.
I giovani, dice la loro partecipazione all’Erasmus, amano l’Europa e la pensano come soggetto culturale e politico che deve rispondere alla ragione della forza con la forza della ragione e deve reagire alla sterilità del dominio con la fecondità del dialogo.
Questa “cittadinanza attiva europea” diventa in questo tempo un monito rivolto a chi, spesso con la menzogna, arriva perfino a mercificare la pace. La delusione delle nuove generazioni non è però rassegnazione e ancor meno resa. Come alla fine di una guerra fratricida “i padri e le madri” sognarono e costruirono la casa comune così oggi i giovani si ribellano al suo tradimento: hanno raccolto e sono loro lo spirito dell’Europa.
Paolo Bustaffa
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