Erasmus: lo spirito dell’Europa

Il programma è nato nel 1987 e nell’arco di 38 anni ha convolto 13 milioni di persone soprattutto giovani
Foto di TheAndrasBarta da Pixabay

Sarà certamente contenta Sofia Corradi, anno 1934, nell’apprendere che la sua creatura, l’Erasmus, rappresenta in un tempo di grande fatica per il cammino europeo una risposta ai rischi di spogliazione e di demolizione della casa comune.

Erasmus è l’acronimo di EuRopean community Action Scheme for the Mobility of University Students, (Schema di azione comunitaria europea per la mobilità degli studenti universitari] ed è nato nel 1987 e nell’arco di 38 anni ha convolto 13 milioni di persone soprattutto giovani.

Non a caso è intitolato a Erasmo da Rotterdam (1466-1536) il grande umanista olandese che attraversò l’Europa per conoscerne le diverse culture e indicare nel dialogo tra di esse la via del bene comune e della pace.

Dal 2014 questo programma, il più longevo dell’Unione europea, si chiama Erasmus+ per via dell’ampliamento e della diversificazione della sua attività Quest’anno le risorse a disposizione ammontano a 267 milioni di euro per offrire l’opportunità di vivere questa esperienza di studio e di formazione al maggior numero possibile di giovani. L’aumento è consistente perché nel 2024 il budget era di circa 242 milioni di euro.

“Ogni anno – afferma Sara Pagliai coordinatrice dell’Agenzia nazionale Erasmus+ – assistiamo a un aumento dei candidati e spendiamo il 100% delle risorse a disposizione, l’inclusione è una priorità del programma”.

Il segnale è chiaro: i giovani pensano l’Europa come un luogo di conoscenza reciproca, di dialogo tra le diversità, di solidarietà di fatto, di pensieri e di percorsi generativi di unità.

Sembra di vedere tra le nuove generazioni e i padri e le madri dell’Europa unita un ponte che, a distanza di 80, anni le pone in sintonia scavalcando le generazioni di mezzo che almeno in parte indebolito le fondamenta valoriali e culturali della casa comune europea.

A riprova di questa deriva c’è una nostalgia diffusa delle “piccole patrie” chiuse in sé stesse nell’illusione che sia questa la scelta per avere sicurezza e benessere economico.  “Per questo – commenta Sara Pagliai – credo che sia molto importante rilanciare e rafforzare programmi come Erasmus che fa compiere a chi partecipa un’esperienza di cittadinanza attiva, aiutando a scoprire quanto sia arricchente la conoscenza dell’altro e il dialogo con l’altro”.

I giovani, dice la loro partecipazione all’Erasmus, amano l’Europa e la pensano come soggetto culturale e politico che deve rispondere alla ragione della forza con la forza della ragione e  deve reagire alla sterilità del dominio con la fecondità del dialogo.

Questa “cittadinanza attiva europea” diventa in questo tempo un monito rivolto a chi, spesso con la menzogna, arriva perfino a mercificare la pace.  La delusione delle nuove generazioni non è però rassegnazione e ancor meno resa. Come alla fine di una guerra fratricida “i padri e le madri” sognarono e costruirono la casa comune così oggi i giovani si ribellano al suo tradimento: hanno raccolto e sono loro lo spirito dell’Europa.


Paolo Bustaffa

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