Ancora non è giorno, ma don Mimmo Cinque è già alla Fonte Miracolosa, intento a riempire le ampolline d’acqua per la Messa. È sabato, sono le 6.40, e la cappellina inizia a popolarsi di fedeli. Arrivano a piedi o in macchina da ogni angolo della contrada di Bagni (e non solo), per radunarsi in questo luogo sacro, immerso nella penombra dell’alba, e affidare alla Madonna speranze e sofferenze. Questa piccola comunità è come un ruscello tra i tanti che scorrono nel mondo, uniti nel grande mare della Chiesa, dove ogni goccia riflette l’amore di Dio, la devozione alla Vergine e la fede in Gesù.
Quante piccole chiese di campagna esistono nel mondo?
Sparpagliate tra colline e borghi, ognuna ha la sua storia e racconta la stessa verità: la Madre è sempre accanto ai suoi figli e non li abbandona. Alcune di queste chiese sono diventate santuari famosi, visitati da pellegrini provenienti da ogni dove, mentre altre restano sconosciute, ma in ciascuna si avverte la dolce presenza di Dio. Qui, ogni sabato alle 7.00, ci ritroviamo per la preghiera del mattino e per celebrare la Messa in suffragio dei defunti, un rito che ci lega alla memoria e all’amore per chi ci ha preceduti.
Questo è un luogo di miracoli: l’acqua della fonte, da secoli, porta conforto ai malati, ricordando la materna sollecitudine di Maria. È un’acqua che scorre e accompagna, come le nostre preghiere, trasportando alla Madre della Misericordia il dolore e le speranze di chi vi si immerge. Ogni sabato affidiamo i nostri defunti alla sua protezione, certi che l’amore condiviso continui oltre la morte. I fedeli, spesso segnati dalla sofferenza, confidano a Maria le proprie ferite, come bambini che mostrano alla madre le ginocchia sbucciate, certi della carezza che li guarirà.
Sulla via del ritorno, tutto sembra immutato, eppure ciascuno si sente rinnovato: il dolore trova un senso, e la sofferenza condivisa apre uno spiraglio di Cielo. La strada del sacrificio per amore ci conduce alla vera Vita.
Sì, questo è davvero un luogo di miracolo, dove il tempo si ferma e la speranza rinasce.
Nunzia D’Antuono
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