La storia che si legge nelle lettere tra l’autore ed Anna Maria Ortense, scrittrice e grande letterata del Novecento, è intrisa di molti sentimenti ed immagini, abbracciate dall’isola di Procida. L’autore, Pasquale Lubrano Lavadera, non è mai riuscito ad incontrare realmente la sua corrispondete epistolare, ma l’ha conosciuta attraverso le sue opere, i suoi pensieri, le sue sensazioni.
Le parole intercorse tra i due restano come grande testimonianza di idee, immagini di vita, sogni ed ideologie.
Anna Maria Ortense doveva ritirare il premio Procida 1988 e Pasquale si preparava a questo grande incontro, con trepida attesa e mille domande; quello era il primo libro che leggeva e subito fu trasportato in un’atmosfera unica, che lo lasciava frastornato.
Anni prima aveva visto una piccola foto di quella donna che aveva occhi intensi e decisi, aveva vinto il premio Strega e per qualche meccanismo del destino, i due si ritrovavano sulla stessa strada. Erano gli anni del 68, anni di rivolta e confusione, quando i giovani universitari come l’autore cercavano idee giuste e valori in cui ritrovarsi.
Ma quella sera, del 1988, ancora una volta Anna Maria Ortense non andò a ritirare il premio. Pasquale non si perse d’animo e riuscì a fare recapitare la sua recensione alla scrittrice, che giorni dopo gli inviò una lettera di ringraziamenti; era iniziata la loro corrispondenza. Tutte le lettere oltre al carattere letterario contengono riflessioni generali su argomenti interessanti ed espongono apertamente il pensiero e le ideologie dei due scrittori.
In questo epistolario si costruisce la storia privata e letteraria di due persone che viaggiano quasi in parallelo nella propria vita, condividendo stima, affetto, pensieri ed idee. Con un linguaggio affettuoso, intimo e cordiale si intrecciano le parole ed i sogni di due scrittori.