Luca Bianchini: «Il successo mi gratifica, ma in realtà amo l’anonimato»

In attesa di averlo come ospite al Maggio diocesano della cultura vi proponiamo l’intervista realizzata per Insieme da Teobaldo Fortunato.
Foto di Silvio Cuofano

Luca Bianchini è un brillante scrittore di best sellers da “Instant love” a “Lo giuro” (la biografia ufficiale di Eros Ramazzotti), da “Io che amo solo te” (da cui il regista Marco Ponti nel 2015 ha tratto l’omonimo film) al recentissimo “Le mogli hanno sempre ragione”.

In un tiepido pomeriggio di primavera ci ha rilasciato un’intervista essenziale, al tempo stesso disincantata e a cuore aperto. Gli abbiamo chiesto di raccontarci alcuni momenti della sua scrittura, della sua vita, delle città dove ha ambientato le storie narrate nei fortunatissimi romanzi, da Trieste a Londra, da Venezia a Polignano, ma anche di quei luoghi dove ama trascorrere i giorni di relax, lontano dalla sua amata Milano e da Torino, la città dove vive.

Foto di Silvio Cuofano

Oltre una decina di romanzi di successo: da dove nascono i plots delle storie narrate?

Per i primi romanzi, come “Instant love” o “Ti seguo di notte”, mi sono ispirato alla vita vera. È narrata la mia vita un po’ trasfigurata e le mie esperienze di pubblicitario, il lavoro nel mondo dei francobolli, le mie città, da Londra a Torino. Poi, nel 2007 ho iniziato a fare quello che ho sempre fatto: cercare storie nella vita. Per il romanzo “Se domani farà bel tempo” ho intervistato un rampollo drogato a Milano, che poi va a vendemmiare nel paese di mio padre. Inoltre, ho raccontato la storia di un portiere d’albergo. Mi sono ispirato al cinema, ad esempio al film “Pretty Woman” o, meglio, al concierge d’albergo, e ho immaginato una sua vita.

Non solo storie vere, quindi.

In fondo, nei miei libri vi è sempre stata una specie di strano mix tra le storie che incontravo e quelle che mi inventavo. Da “Io che amo solo te” in poi, faccio un po’ fatica a dire da dove nascono le storie. A volte, non so se la mia vita è reale o se sia più reale quello che racconto! Alla fine, un romanzo se non è un compromesso, è sicuramente una bella forma, diversa dalla vita ma che le assomiglia e in fondo, ci fa uscire dalla vita stessa.

Hai un legame speciale con Polignano a Mare. Come è nato?

È nato per caso. Presentavo un libro in quelle zone e ho ricevuto inaspettatamente un grande affetto. Polignano è una città e al tempo stesso un piccolo paese sul mare, ma è anche un paese agricolo non così facile da conquistare. Mi ritrovai a tavola con alcune persone che mi invitarono al matrimonio di una loro parente a me sconosciuta. Fortunatamente accettai di partecipare al matrimonio e così è nata l’idea del romanzo “Io che amo solo te”: in fondo è il romanzo che mi ha cambiato la vita! Polignano è diventato un luogo del cuore: ho i miei amici, le mie tradizioni… un posto dove io torno volentieri. Ogni volta, quando arrivo, succede qualcosa di diverso e mi devo barcamenare tra le mie amicizie e quelle dei miei amici. Questo però, è anche il bello della vita. Alla fine, l’Italia un piccolo grande paese! Confesso che quello che più amo di Polignano è il cielo: il vento che spira di frequente regala sempre dei cieli spettacolari.

Foto di Silvio Cuofano

Da Torino a Milano, da Trieste a Roma: il tuo rapporto con città così diverse tra loro.

Anche se mi sento un po’ un cittadino del mondo, amo molto l’Italia. Ci sono città, e non sempre sono le più belle, in cui veramente mi sento a casa. A Milano, sto bene perché per me è una città dove vi sono sempre eventi legati alle cose belle della mia vita come i film, le feste con gli amici. Inoltre, è vicina a Torino dov’è la mia casa. Milano rappresenta una fuga dalla realtà ma è anche comoda. Roma è stupenda ma, essendo più lontana, a volte il viaggio mi stanca di più e ho meno voglia di fare cose. Trieste è un’altra città che amo particolarmente perché non solo vi ho ambientato un libro ma, essendo malinconico amo le città di frontiera che non stanno dentro le regole. È molto simile a Torino perché tu devi volerci arrivare, non capiti per caso. 

So che ami anche altre città.

Altre città che amo? Firenze, ad esempio. Anche Napoli mi piace moltissimo, perché ogni volta lì è un’avventura nuova, e adoro le città della Calabria. Al Sud mi sento sempre un po’ più a casa. Mio padre proviene da una zona della Toscana che mi piace moltissimo, una delle più belle d’Italia in provincia di Siena. Lì non è che tutti ti invitano a casa: non si usa; a me va benissimo così. E, se invece mi ritrovo nelle Puglie è una gara; allora, ho deciso di non andare a casa di nessuno. L’Italia è sempre complessa!

Foto di Silvio Cuofano

Curiosità e quotidianità di uno scrittore.

Dietro la vita di uno scrittore, vi è grande disciplina e regolarità. Io sono molto regolare, magari non nei tempi, perché devo dormire abbastanza, scrivo in media un capitolo al giorno. Se salto un giorno, ne scrivo due. È molto importante che io sia costante, altrimenti non si finisce più e io non vedo l’ora di finire un romanzo, perché se c’è una cosa che mi piace tantissimo è anche riscrivere i libri. La parte più divertente è proprio riscrivere ma è il lavoro più faticoso.

Come vivi il tuo successo come scrittore e la recente popolarità in tv?

Quando diventi famoso è bellissimo, perché avverti che è il tuo momento di gloria. Ad esempio, quando presenti un libro e non hai mai la folla di un Palasport, sai di trovarti in una libreria e che i tuoi fan ti apprezzano anche se non ti senti per nulla l’oggetto del desiderio! Ti senti molto gratificato ed amato: facciamo le foto etc… Poi esco dalla libreria e forse non mi riconosce più nessuno, tranne le signore che guardano le trasmissioni televisive “Forum” o “La vita in diretta”. I miei genitori pensano che io sia molto più famoso di quanto non sono. In realtà, mi sento un perfetto anonimo. Amo l’anonimato. In fondo, forse non reggerei a fare la vita di una persona nota.

Teobaldo Fortunato

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