Un decalogo sul dialogo come stile sinodale

La via della sinodalità chiede a tutti una verifica sulla capacità di dialogare nella verità.

Tra i vari contributi al Cammino sinodale che sta compiendo la Chiesa mi ha particolarmente colpito quello del vescovo Bruno Forte, noto teologo, sul dialogo come stile ecclesiale. Ripropongo questa riflessione perché la via della sinodalità chiede a tutti noi una verifica sulla capacità di dialogare nella verità. È un invito a operare in tal senso confrontandoci su questi dieci punti.

  1. Non c’è dialogo senza umiltà: accettando di mettersi in ascolto dell’altro si apre la strada alla verità, cui tutti dobbiamo obbedienza.
  2. Non c’è dialogo senza ascolto. Occorre far tacere i pregiudizi e le paure, essere aperti al nuovo accogliendo tutti con fiducia.
  3. Non c’è dialogo senza stupore: stupirsi, vedere il mondo con altri occhi, mettersi in gioco e rischiare rende capaci di accogliere il vero.
  4. Non c’è dialogo senza lingua comune. Per comprendere le parole dell’altro bisogna saperne ascoltare il cuore. Il dialogo è “incontro nella parola” (dia-logos).
  5. Non c’è dialogo senza silenzio. Il silenzio è necessario per ascoltare e riflettere su quanto viene proposto dall’altro. Non pronunceremo parole vere se non camminiamo a lungo sui sentieri del silenzio.
  6. Non c’è dialogo senza libertà. Per aprirsi al dialogo e viverlo bisogna essere liberi da se stessi, disposti a mettersi in discussione, liberi per obbedire solo alla verità.
  7. Non c’è dialogo senza perdono reciproco. Chi vuol dialogare, deve sgombrare la mente e il cuore da ogni risentimento o ferita di torti subiti.
  8. Non c’è dialogo senza conoscenza reciproca. L’ignoranza dell’altro, della sua cultura, del suo mondo vitale è alla base delle incomprensioni. Per dialogare bisogna conoscere l’altro e farsi conoscere dall’altro.
  9. Non c’è dialogo senza responsabilità. Chi dialoga non dovrà mai dimenticare la rete di relazioni umane da cui proviene e di cui è responsabile.
  10. Non c’è dialogo senza verità. Chi non ha passione per la verità non saprà dialogare. Nel dialogo il cuore si apre a colui che è la verità, il Dio vivente.

Il dialogo richiede, dunque, umiltà, ascolto, capacità di stupirsi, comprensione, silenzio, libertà da se stessi, dagli altri, dalle cose, reciprocità nel perdonarsi e nel conoscersi, responsabilità nel volere il bene e obbedienza alla verità.

Come insegna l’Apocalisse, sulla linea di confine tra il tempo e l’eternità, ci sarà un dialogo decisivo che introdurrà nell’incontro dell’amore vittorioso, perché si possa sempre dialogare con l’Amato nell’infinita bellezza del cielo: «Lo Spirito e la sposa dicono: Vieni… colui che attesta queste cose dice: “Sì, vengo presto!”. Amen. Vieni, Signore Gesù!» (Ap 22, 17.20).

padre Vincenzo Calabrese

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