Il sogno nel cassetto di Nathalie

La nostra rivista, insieme alla Caritas della Diocesi di Nocera Inferiore – Sarno, ha deciso di aiutare Nathalie Yabre, una giovane donna burkinabè, a realizzare il suo sogno di diventare giornalista sostenendola negli studi.

Nathalie Yabre è il suo nome, fare la giornalista il suo sogno nel cassetto. Una giovane donna burkinabè che ho conosciuto, in una calda sera d’estate, mentre assistevo casualmente ad una telefonata tra lei e l’amico Stefano Sabatino, presidente di una piccola associazione umanitaria che opera nella capitale del Burkina Faso

Stefano mi raccontò che qualche anno prima Nathalie aveva iniziato gli studi universitari, poi interrotti per ragioni economiche. Nata in un piccolo villaggio a sud della capitale, la sua numerosa famiglia non ha potuto in alcun modo provvedere alle sue esigenze. Come molti giovani nati in quei contesti, lo studio è una chimera e molte volte, per non dire quasi sempre, l’idea di studiare viene abbandonata sul nascere. Capita spesso ai maschi e quasi sempre alle donne. 

Se oggi dovessi dire cosa mi ha spinto nell’intento di aiutarla a realizzare il suo sogno, completare gli studi in comunicazione e giornalismo, per potersi poi emancipare da una condizione di miseria attraverso un lavoro dignitoso, direi che ha giocato un ruolo importante il mio contesto lavorativo, ovvero la parte del mio lavoro che mi lega, da tanti anni, in un rapporto professionale e di amicizia con la redazione di questo mensile diocesano, giornalisti e non solo che subito hanno accolto l’idea di sostenere questa giovane donna nel suo percorso di vita. 

Oltre al gruppo di redazione, un aiuto concreto è venuto dalla Caritas diocesana diretta da don Vincenzo Di Nardi e dall’amica Sofia Russo che ne è la vice direttrice. 

Tempo fa il vescovo Giuseppe scrisse così: “Dalla solitarietà alla solidarietà”. Mi sembra che stia tutta qui la motivazione più vera e profonda che ci spinge a fare il così detto “bene”.

Il punto non è solo di carattere formale, la sostanza, in questi casi, solo apparentemente sta nell’oggettività delle cose: aiutare una giovane donna a studiare attraverso una testata giornalistica diocesana che se ne fa promotrice, la Caritas che assolve al suo dovere primario di assistere e aiutare i più deboli, un Vescovo che è sensibile a questa come a tante altre sollecitazioni. No. Non si tratta solo di questo, del tangibile ritorno d’immagine.

La verità è che a muoverci è la voglia di non restare soli, di condividere il sorriso che nasce sul volto degli altri, le loro speranze, la loro vita che così diventa anche la nostra vita. Alla fine di tutto, resteranno poche cose, metteremo in fila quello che abbiamo detto e ancora di più quello che abbiamo fatto, le mani che abbiamo teso al nostro prossimo, soprattutto al prossimo che non conosciamo.

Iscriviti alla nostra newsletter per restare sempre aggiornato.

Total
0
Shares
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Related Posts