Fiducia da riconquistare

L’ISTAT certifica un gelo delle aspettative di cittadini e imprese. Una situazione che accomuna tutti i settori e tutte le regioni. Nel salernitano, come in tutto il Paese, si fanno i conti con i sobbalzi della bolletta energetica e una situazione geopolitica imprevedibile. Ripercussioni gravissime sui fatturati e sulla stabilità occupazionale. Chi resiste prova ad andare incontro agli operai. È la testimonianza di Lina Piccolo di Confindustria Salerno e Brigida Corrado di SO.I.GE.A.

C’è un clima di sfiducia. Basta girare per negozi e imprese del territorio per toccare con mano una tensione certificata anche dall’ISTAT. Consumatori e imprese sono spaventate da quanto sta accadendo nel nostro Paese e nel mondo.
Il report di ottobre diffuso dall’Istituto nazionale di statistica stima una flessione del clima di fiducia dei consumatori, che passa da 94,8 a 90,1, e delle imprese, che passa da 105,1 a 104,5, diminuendo per il quarto mese consecutivo.

Una incertezza che rende l’orizzonte cupo. Le realtà più piccole vivono quasi alla giornata, temendo che l’arrivo di una bolletta possa pregiudicare per sempre la sopravvivenza della propria attività. Quelle più grandi e più solide, seppur abbiano costi maggiori da sostenere, hanno una visione a più lunga gittata, seppur pessimista.

Completa il quadro l’inflazione al galoppo; per trovare un precedente simile bisogna andare indietro di 39 anni. È sempre l’Istat a certificarlo: secondo le stime preliminari, nel mese di ottobre 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento del 3,5% su base mensile e dell’11,9% su base annua (da +8,9% del mese precedente).

A spingere sull’acceleratore è l’aumento dei costi energetici, che influisce su quelli degli alimentari e beni di più largo consumo. «È necessario risalire a giugno 1983 (quando registrarono una variazione tendenziale del +13,0%) per trovare una crescita dei prezzi del “carrello della spesa”, su base annua, superiore a quella di ottobre 2022 e a marzo 1984 per un tendenziale dell’indice generale NIC pari a +11,9%», commentano dall’Istituto.

La situazione in provincia di Salerno

Una situazione riscontrabile anche sul nostro territorio. Per le imprese, la restituisce Lina Piccolo, presidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria Salerno.

Lina Piccolo

«Si intravede una confusione. I più grandi stanno cercando di salvarsi, ma per i più piccoli la situazione è drammatica. Come dice il nostro presidente nazionale Carlo Bonomi, l’industria è una “emergenza nazionale”. Escluse le imprese più grandi che riescono a sopravvivere, il piccolo chiude e sono posti di lavoro che si perdono. L’industria va tutelata: dalla piccola alla grande. La piccola perché è “patrimonio nazionale”, in quanto costituisce il tessuto imprenditoriale italiano».

L’imprenditrice di Sant’Egidio del Monte Albino rileva che l’attuale crisi interessa tutte le imprese: «Nessuno si salva, non ci sono settori che resistono».

Il problema dei costi energetici è comune e attanaglia la quasi totalità dei Paesi europei, mentre altrove va diversamente. «La questione energetica – dichiara Lina Piccolo – è soprattutto europea, fatta pace per Spagna e Portogallo che hanno investito sulle alternative e le rinnovabili, implementando pale eoliche e fotovoltaico. L’economia nell’altra parte del mondo funziona. Non hanno il problema di spegnere le luci per strada. Vale per la penisola arabica, gli Stati Uniti e anche l’India».

Anche se vanno fatte le opportune distinzioni. In alcuni di questi Paesi c’è abbondanza di petrolio oppure non c’è la sacrosanta attenzione nei confronti dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori.

La prospettiva è grigia, ma spegnere le speranze vorrebbe dire condannarsi all’estinzione: «Se non fossimo positivi – afferma – non faremmo gli imprenditori. Tuttavia siamo consapevoli che in questo momento il lavoro è molto fiacco. La preoccupazione si tocca con mano. Noi la sperimentiamo quotidianamente: la nostra azienda fa la raccolta di rottami e constatiamo se c’è o meno la produzione. Posso dire che è molto scarsa».

Questione territoriale

In questo Piccolo, direttore tecnico della Sider Pagani, evidenzia un male atavico della Penisola: «Mi dispiace dirlo, ma c’è sempre una Italia a due velocità. Lavoro i ritagli di banda stagnata dell’imballaggio metallico: qui da noi la campagna di pomodori è stata scarsa, gli scatolifici sono quasi fermi, ora si attende la campagna dei legumi, ma a Nord si lavora. C’è la doppia velocità. Bisogna chiedersi: siamo noi o è la politica che ci ha abbandonato?».

Un’assenza delle istituzioni, quindi, che si riscontra a tutti i livelli: dal nazionale al locale. «Se la politica non fa ciò che deve, l’imprenditore non può fare nulla. Localmente tutte le aree industriali hanno delle problematiche, forse solo Fisciano sta meglio. A Nocera Inferiore, per esempio, ci sono aziende che non hanno la strada per far accedere i mezzi». A Sarno, invece, sono anni che non si riqualificano le strade del Pip di via Ingegno: «Parliamo di Zes, ma poi quando vengono i clienti riscontrano i disagi per arrivare alle aziende».

Dalla parte degli operai

Questioni vecchie e nuove acuite dalla situazione nazionale ed europea. In questo scenario le imprese hanno deciso di aiutare i propri dipendenti in maniera concreta, mettendo mano alla tasca. Un esempio è la SO.I.GE.A. di Sarno, che ha deciso di elargire un contributo di 450 euro per ognuno dei suoi mille dipendenti. Un bonus di 150 euro al mese, per tre mesi, che dovrebbe consentire di affrontare meglio le spese quotidiane, a partire dagli aumenti delle bollette energetiche.

A parlarne è Brigida Corrado, amministratore unico della società che si occupa di lavori stradali: «Prima che il governo aprisse a questa possibilità – racconta –, mi chiama il presidente Aniello Pappacena che mi chiede di fissare un incontro con i nostri consulenti per individuare un bonus per aiutare i dipendenti. Era un modo per dire a tutti: “L’azienda vi è accanto”. Il signor Pappacena è stato un dipendente, aveva 14 anni quando ha cominicato, conosce bene le esigenze degli operai e si immedesima nella loro realtà. Non c’è uno di loro che chiede di essere ascoltato e che non viene ricevuto in 24 ore».

Brigida Corrado

Una vicinanza riscontrabile in molte occasioni, l’amministratrice elenca una serie di bisogni da parte dei dipendenti, che hanno sempre trovato nei vertici dell’azienda una grande sensibilità e disponibilità: dall’aiuto per un Battesimo alle esigenze di salute.

Come l’impresa sarnese, molte altre realtà hanno deciso di andare incontro ai propri dipendenti elargendo contributi per le spese correnti. Anche l’azienda della vice presidente Piccolo ha riconosciuto un contributo pro capite di 500 euro. 

«L’imprenditore – spiega l’esponente di Confindustria – si è reso conto della propria responsabilità verso queste famiglie. Noi senza dipendenti non facciamo e siamo nulla». All’ultima convention di Capri, l’associazione salernitana ha chiesto che questa possibilità, che il governo ha stabilito per il 2022, sia estesa anche al 2023 e che diventi strutturale.

Il bonus riconosciuto dal datore di lavoro, sottolinea Brigida Corrado, ha una doppia valenza: «Innanzitutto perché si ha la volontà di aiutare i dipendenti e poi perché, soprattutto al Sud, dobbiamo contrastare una grande ignoranza che porta con sé il Reddito di cittadinanza. Dobbiamo stimolare la crescita, non l’accontentarsi, altrimenti avremo una società al ribasso».

Il Reddito di cittadinanza

Le due imprenditrici sottolineano le ripercussioni dell’Rdc sul mondo produttivo e lavorativo: «Prendere soldi dallo Stato ha creato una certa mentalità – prosegue Corrado –. Su 10 colloqui solo il 50% va a buon fine, ma dopo il campo scuola al massimo riusciamo ad assumere due persone. Quando i soldi dello Stato finiranno, le imprese si troveranno con manodopera non adatta. È già un problema adesso, figurarsi dopo. Avremo manodopera neutralizzata da un sistema».

«Io non penso che sia solo un problema di Reddito di cittadinanza, ma anche. Oggi purtroppo non si hanno stimoli. Se il ragazzo trova facilmente il 50 euro mi dite per quale motivo deve venire a lavorare?», ribatte Piccolo. 

Occorre, per le due esponenti dell’impresa dell’Agro, un fronte comune. «Se gli imprenditori e gli italiani ragionassero facendo fronte comune, a partire dalla politica, forse si potrebbe migliorare. Ma se camminiamo in ordine sparso non usciremo mai da questo circolo in cui siamo entrati», precisa Corrado.

Un aiuto potrebbe arrivare dal taglio del cuneo fiscale, di cui si parla da anni. Abbattere il costo del lavoro troppo alto: «Un lavoratore che per portarsi a casa 1.300 euro costa all’azienda 1.000 euro in più come deve vivere? Se il lavoratore non ha potere d’acquisto l’economia si ferma. Quando ha avuto una bolletta da 400 euro ed ha una rata mutuo e, per esempio, la rata della macchina, come deve fare? Deve scegliere cosa pagare. Il taglio del costo del lavoro è urgente per tutti. Dall’operaio al professore», riflette Lina Piccolo. 

Insomma, ben vengano gli aiuti e i bonus, ma occorrono interventi strutturali. Gli imprenditori vogliono aiutare i dipendenti ma non solo per la spesa corrente, servono strumenti che portino a far salire la domanda.

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