«Tutto era avvolto in quiete profonda. Volsi gli occhi in giro: nessun’ombra di anima viva. Allora mi arrestai di botto. Sentivami scoppiare il cuore. In cotanta tenebrìa di animo una voce amica pareva mi sussurrasse all’orecchio quelle parole, che io stesso aveva letto, e che di frequente ripetevami il santo amico dell’anima mia, ora defunto: “Se cerchi salvezza, propaga il Rosario. È promessa di Maria. Chi propaga il Rosario è salvo!”.
Questo pensiero fu come un baleno che rompe il buio di una notte tempestosa». È così, con una prosa molto descrittiva, che il beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei, raccontò quanto avvenne nell’ottobre 1872 quando, per la prima volta, si ritrovò a camminare per le strade pericolose dell’allora “Valle sconsolata” (così la definisce).
Uno sparuto gruppo di contadini si ritrovava a sopravvivere tra due pericoli incombenti: da un lato la malaria, dall’altro le scorrerie di briganti. Eppure è proprio in questo luogo che il giovane avvocato pugliese, già incamminato sulla via di una conversione radicale, ascoltò quell’ispirazione interiore. E raccontò ancora: «Se è vero – gridai – che Tu hai promesso a San Domenico, che chi propaga il Rosario si salva; io mi salverò, perché non uscirò da questa terra di Pompei senza aver qui propagato il tuo Rosario». È una scintilla che genera un fuoco che non distrugge, ma edifica, una scintilla che per ravvivarsi ha bisogno del soffio dell’uomo, del suo “fiat”, lo stesso pronunciato dalla Madonna quando l’arcangelo Gabriele le diede il grande annuncio.
Quello che avvenne dopo è sotto gli occhi di tutti: la costruzione del Santuario, l’apertura degli Istituti d’accoglienza per i figli dei carcerati e gli orfani e, ancora, la nuova via Sacra, le case operaie, le Poste, la stazione ferroviaria. Bartolo Longo non è solo l’apostolo del Rosario e della carità, ma ha una rilevanza anche sociale e civile: fondò una Città intera, la Nuova Pompei, che diventerà comune nel 1928.
Per celebrare i centocinquant’anni dall’arrivo del Beato nella Valle, dove giunse per amministrare i beni della Contessa Marianna Farnararo, vedova De Fusco, cofondatrice del Tempio mariano e delle Opere sociali, che diventerà poi sua consorte, a Pompei si vivrà, fino a ottobre 2023, un intero Anno giubilare longhiano ricco di eventi.
È un modo non solo per celebrare un fatto storico, ma anche per trovare in quell’episodio che rivoluziona la vita del Beato e di una terra intera, ragioni di speranza e modelli di riferimento. È un tempo difficile quello di oggi, lo era anche, e tanto, quello nel quale visse Bartolo Longo.