C’è bisogno di periferia

L’editoriale di Salvatore D’Angelo.
Il tavolo dei relatori alla presentazione del 28 settembre: Giuseppe Palmisciano, Andrea Monda, mons. Giuseppe Giudice, Salvatore D’Angelo

Parlare di questioni internazionali, di guerra e pace, di economia, fa bene e deve far bene alle periferie.

Come il medico trae indicazioni importanti sullo stato di salute di una persona rilevando la frequenza delle arterie periferiche del polso, così in periferia si possono cogliere aspetti del mondo indicativi di ciò che si riflette sul centro. 

Una metafora che andrebbe segnalata, affinché venga applicata tanto a chi gestisce il potere, quanto a chi si nasconde dietro la scusa di essere periferici e, dunque, impossibilitati ad influire sul cambiamento.

I problemi di integrazione, di accesso allo studio, di criminalità sono peculiarità delle periferie. Allo stesso modo lo sono la genuinità delle relazioni, la spontaneità dei cortili, la bellezza di un Creato ancora da scoprire. Si potrebbe partire da questi estremi per dare risposte concrete all’Italia.

Che la periferia abbia voglia di partecipare l’ho riscontrato lo scorso 28 settembre, in occasione dell’iniziativa “Settembre libri”.

Nelle sale del Museo archeologico nazionale della Valle del Sarno è stato presentato “Contro la guerra. Il coraggio di costruire la pace”. Il volume raccoglie numerosi interventi di papa Francesco sul tema, a partire dal conflitto tra la Federazione russa e l’Ucraina. 

Il primo risultato è stato il coinvolgimento della Diocesi da parte del Comune di Sarno. Un’opportunità di dialogo e collaborazione su temi culturali e geopolitici che ha consentito di parlare tanto alla comunità cattolica quanto a quella laica. 

Il secondo risultato è l’aver scoperto qualcosa in più sul magistero pontificio e sulla diplomazia vaticana. Aver approfondito il tema della guerra e della pace secondo Francesco.

Sposo in pieno la riflessione di Andrea Monda, direttore de L’Osservatore Romano, secondo cui «nelle grandi città c’è quasi una abitudine, che diventa assuefazione o un discorso un po’ da salotto», a parlare di certi temi. Invece, «stuzzicare le coscienze dei piccoli centri, sapendo che la guerra nasce sempre dal cuore dell’uomo, che parte dalle piccole cose, dalle case, dalle famiglie, dai quartieri, per certi versi è anche più importante».

Insieme continuerà a farlo, pronto a collaborare con tutti.

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