La vitalità nelle comunità. Il valore del Terzo Settore in Italia

Il non profit in Italia vale circa il 5% del Pil e coinvolge oltre 900mila lavoratori. Generalmente sono trascurate dalla grande politica. Lo saranno anche dai programmi dei partiti candidati alle prossime elezioni?
oto di Gerd Altmann da Pixabay
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Malgrado sia dedicata loro scarsa attenzione, ci sono molte realtà sociali attive e vivaci che animano e promuovono socialità nelle nostre comunità locali.

Generalmente sono trascurate dalla grande politica e molto probabilmente la loro azione culturale è meno incisiva rispetto al passato. Però sul territorio, per la promozione della solidarietà nelle reti di relazione ci sono miriadi di associazioni, fondazioni, cooperative, gruppi organizzati che lavorano in modo significativo e unico.

Il Rapporto Sussidiarietà 2021-2022, intitolato “Sussidiarietà e … Sviluppo sociale”, rileva che il Terzo Settore è composto da oltre 375mila realtà, segno di una crescita di circa il 25% rispetto a dieci anni fa.

Il non profit in Italia vale circa il 5% del Pil e coinvolge oltre 900mila lavoratori. Contribuire alla costruzione della società ha anche un peso specifico nell’economia del paese e lo riconoscono anche i cittadini dato che quasi il 40% dei contribuenti sceglie di donare il suo 5perMille.

Così le erogazioni sono cresciute del 61%. Inoltre, impegnarsi nelle iniziative di solidarietà è positivo.

Un dato viene evidenziato su tutti dallo studio: le persone che partecipano alle attività di volontariato hanno una qualità della vita migliore e corrono minori rischi di cadere in stato di povertà.

La presenza del Terzo Settore è in crescita perché in molte aree del paese si valorizza il principio di sussidiarietà che equilibra i rapporti tra i vari soggetti Stato, Mercato e società civile e valorizza la specificità di ogni attore coinvolto nei diversi progetti.

Come osservano nell’Introduzione i curatori del volume esiste una forza che parete dal basso, dalle azioni delle persone, dalla creatività dei corpi intermedi e riesce a contribuire allo sviluppo sociale del paese.

Nel rapporto si descrive la peculiarità italiana di un modello cooperativo che dove funziona compone le diverse anime della società per proporre progetti, strategie e interventi costruiti in fieri e modulati adattandoli ai cambiamenti che in questo periodo storico si susseguono repentini.

Come spiega nelle conclusioni del Rapporto Alberto Brugnoli: «La sussidiarietà gerarchizza l’intervento e il contributo dei diversi attori dando priorità alla vicinanza al cittadino nella risposta ai bisogni collettivi. In tale quadro, il principio di sussidiarietà diviene il punto di riferimento di un “policy making adattivo”, ossia di una governance flessibile e policentrica, basata sull’implementazione di processi decisionali strutturati a rete e su più livelli e in grado di agire in modo adattivo ed efficace rispetto ai fabbisogni che si presentano. Una sussidiarietà operante è la condizione strutturale perché una società possa sostenersi nel tempo, puntando a essere inclusiva e volta al benessere comune».


Andrea Casavecchia

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