Nel cuore della tempesta, con la tempesta nel cuore

Il Consiglio dell’Azione Cattolica in ritiro. A confronto sugli orientamenti nazionali.

Il Consiglio dell’Azione Cattolica diocesana ha trascorso una giornata in ritiro ritrovandosi insieme nella preghiera e tirando le somme di un anno “particolare”.

Ancora una volta il Covid-19 ci ha messo lo zampino e il Consiglio ha dovuto abbandonare la meta scelta, perché una persona nel luogo del ritiro è risultata positiva. I Consiglieri, capeggiati da don Mimmo Cinque, assistente unitario, si sono trasferiti armi e bagagli in Cattedrale per la messa e hanno condiviso il pasto e il resto della giornata nei locali della parrocchia di S. Prisco.

Non è un segreto che la pandemia non abbia fatto sconti neppure alle associazioni e ai gruppi parrocchiali, anzi, ha esponenzialmente ingigantito le difficoltà che già trapelavano con frequenza sempre maggiore da un po’ di tempo.

Sono cambiate tante cose: i tempi, le persone, i linguaggi, gli interessi. Inoltre, la Campania, come tutto il Sud, affronta continuamente la “perdita” dei ragazzi che vanno fuori regione a studiare, a lavorare, per cominciare a costruire, com’è giusto che sia, un progetto di vita.

Facciamo tutti quotidianamente i conti con una vita che è in continuo divenire e l’AC, consapevole di questi anni di smarrimento, di disagio, di ostacoli, di sospensione, ha tirato le fila delle difficoltà che ci sono piovute addosso come piombo fuso e, nonostante tutto, ha deciso che l’unica strada possibile è continuare a camminare “cercando di accordare il passo e l’andatura”. 

La catechesi tenuta da don Mimmo Cinque sul brano di Marco (4, 35-41), conosciuto comunemente come “la tempesta sedata”, ci ha dato numerosi spunti di riflessione. Gesù trascorreva le sue giornate incontrando le persone e annunciando loro il Regno di Dio unendo a questo le numerose opere che ben conosciamo.

Anche noi siamo chiamati ad accogliere e incontrare le persone stabilendo con ciascuna un dialogo nel quale aprirsi reciprocamente.

Dopo una giornata di accoglienza, incontro e annuncio con opere e parole, Gesù invita i discepoli ad andare all’altra riva. Ecco che si alza il vento e con esso le onde, si crea una grande tempesta.

I discepoli sono terrorizzati, ma Gesù dorme a poppa, dorme proprio quando i discepoli si aspettano il suo intervento. Questa è una prova, un invito a crescere, a fortificarsi, a camminare con le proprie gambe, a rimboccarsi le maniche: ed è un invito sempre attuale per tutti noi.

Se tutte le nostre forze non bastano a tenere la barca a galla, allora dobbiamo avere l’umiltà di fermarci e confrontarci per capire dove abbiamo sbagliato. Dobbiamo svegliare Gesù. Lui placa subito la tempesta, ma continua a chiederci perché abbiamo avuto paura.

La Chiesa ha attraversato innumerevoli tempeste nei secoli ma noi, membra della Chiesa di Cristo, dobbiamo intervenire in suo soccorso, ciascuno nel proprio servizio, con il proprio carisma e trovare in noi la forza spirituale per soccorrere la Chiesa. Dopo aver trascorso un’intera giornata con Lui, dopo aver ascoltato e visto Parola e opere, come possiamo aver paura della tempesta quando siamo con Lui? “Non avete ancora Fede?”.

Il Vescovo Giuseppe dice spesso che “dobbiamo essere più credenti per essere più credibili”, ma spesso, invece di essere noi a immagine e somiglianza di Dio, ci facciamo Dio a nostra immagine e somiglianza; per giustificare la nostra mancanza di Fede, i nostri errori che causano “tempeste”, ci tiriamo dentro Dio per rasserenare la nostra coscienza. Invece la Verità è la Verità. La Fede, dopotutto, è una cosa semplice.

Noi dobbiamo essere “Ostensorio”, cioè mostrare Cristo agli altri, portare persone a Cristo, non a noi. Se non conosciamo Cristo, diciamo come gli apostoli “chi è costui al quale il vento e il mare obbediscono?”, ma la nostra conoscenza dev’essere “esperienziale” e deve essere continua, perché Dio non può mai bastare alla nostra vita.

Gli orientamenti nazionali, per il prossimo anno associativo, si riassumono nel verbo “sperare”.

L’AC diocesana, proprio alla luce della riflessione sulla Parola di Dio, ne ha aggiunti altri due: accogliere e incontrare.

La nostra ripartenza mette, come sempre, in primo piano Cristo ma anche il suo modus vivendi: accogliendo tutti, incontrando tutti, ascoltando tutti, parlando a e con tutti, insieme per un “Cammino Sinodale”.

Nuove sfide ci aspettano e non saranno facili, ma non saremo soli, perché, per l’AC, citando una bella canzone, “è più bello insieme, è un dono grande l’altra gente”! Essere degni di questo dono è ciò che speriamo.

Consiglio diocesano di Ac

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