Palazzo Capua è «un Museo che ci riconcilia con la vita»

Ieri pomeriggio l’inaugurazione del secondo piano del Museo nazionale della Valle del Sarno. Presenti il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, il vescovo Giuseppe Giudice ed il sindaco Giuseppe Canfora
La direttrice del Museo, SImona De Caro, illustra le teche alle autorità presenti all’inaugurazione – foto Insieme

Palazzo Capua è «un Museo che ci riconcilia con le cose della vita», lo ha detto il presidente della Regione Vincenzo De Luca inaugurando il piano nobile del Museo archeologico nazionale della Valle del Sarno. Ospitato nel Palazzo che prende il nome dagli ultimi proprietari, la famiglia Capua appunto, il Museo sorge nel cuore del centro storico di Sarno.

I locali sono stati benedetti dal vescovo Giuseppe Giudice, che ha rilevato ulteriormente quanto sia importante per il territorio la valorizzazione culturale. A fare gli onori di casa è stato il sindaco di Sarno, Giuseppe Canfora, con la direttrice del Museo, Simona De Caro. Tra gli ospiti d’onore Marta Ragozzino, direttrice regionale dei Musei della Campania.

Il momento della benedizione – video Insieme

«Con gioia apriamo al pubblico il secondo piano di questo nostro splendido Museo, che raccoglie testimonianze archeologiche dalla preistoria all’epoca medioevale. Al secondo piano – ha detto la direttrice De Caro – sono esposti reperti in dialogo con tavole dantesche. Desideriamo che il Museo diventi un hub culturale, un luogo di incontro e partecipazione che si apra al territorio costruendo reti».

Investimento da 1 milione di euro

La direttrice dei Musei della Campania, Marta Ragozzino, ha parlato degli investimenti per la riqualificazione del Palazzo. «Grazie al sindaco – ha detto – che ha condiviso con noi questo percorso, un lavoro culturale fondamentale. Abbiamo a cuore il riallestimento, per questo abbiamo investito 1 milione di euro che ci hanno consentito di aprire il piano mobile del palazzo. Attualmente è esposta solo una sintesi dell’immenso patrimonio conservato nei nostri depositi».

Un momento dell’intervento del presidente De Luca nel cortile di Palazzo Capua – foto S. Alfano/Insieme

La direttrice si è impegnata ad un potenziamento dell’esposizione affinché si possa «raccontare ancora meglio la vicenda storica e archeologica di questo territorio». Palazzo Capua dovrà diventare un Museo «inclusivo dove non si entra solo per vedere patrimonio, ma per essere protagonisti e per scoprire il racconto del territorio. Questa è una scommessa culturale veramente importante».

Canfora: «Attuare rinascimento italiano»

«Quasi emozionato», ha detto scherzando il sindaco di Sarno, Giuseppe Canfora, in apertura del suo intervento. Infatti, l’inaugurazione era in predicato da diversi mesi, 18 per la precisione. La pandemia ha rallentato tutto. Ma ora «questa inaugurazione ha un sapore diverso e intenso, bellissimo». Il primo cittadino di Sarno ha fatto un lungo elenco di ringraziamenti, evidenziando quanto sia importante «seppellire i conflitti» per riuscire «ad ottenere tanti splendidi risultati».

Il sindaco ha richiamato l’importanza di nuove risorse, economiche ed umane. «Abbiamo bisogno di bellezza e di personale – ha detto Canfora –, so bene che non dipende dal Comune, dalla Provincia o dalla Regione, ma è necessario uno snellimento della burocrazia. Siamo preoccupati che per la carenza di personale rischiamo di non attuare un rinascimento indispensabile per la nostra Italia».

De Luca: «Terra e civiltà straordinaria da Nuceria ai Sarrastri»

Ricco di spunti l’intervento del presidente della regione, Vincenzo De Luca, che ha esordito con una riflessione a tratti amara: «In Germania o in Francia se avessero avuto la decima parte di quanto esposto qui ci avrebbero costruito eventi. Noi purtroppo quasi non ci facciamo più caso al grande patrimonio che abbiamo, unico al mondo». È per questo che ha richiamato l’attenzione di tutti, dalle istituzioni alle associazioni, passando per ogni cittadino.

Il presidente De Luca durante il suo intervento – foto S. Alfano/Insieme

Poi ha fatto un inciso sull’arte contemporanea: «Siamo però in ritardo sulla contemporaneità. Non possiamo presentare un patrimonio immenso del passato e non contribuire con il presente». Sulla mostra ha detto che «è straordinaria perché racchiude millenni di storia, della nostra storia, di una terra ed una civiltà straordinaria da Nuceria Alfaterna ai Sarrastri».

Il traino di Procida Capitale della Cultura

Tesori da mettere in rete sfruttando anche il traino di Procida Capitale italiana della Cultura: «Dovremmo fare un tentativo per portare anche qui i turisti in arrivo a Procida. Immaginare qualche percorso da Nuceria Alfaterna a qui attraverso Procida».

Il presidente ha fatto un riferimento preciso agli scavi di Nocera Superiore e anche al Battistero di Santa Maria Maggiore, sempre a Nocera Superiore. Un impegno salutato dall’applauso dei presenti.

La riflessione di De Luca è continuata sul raffronto tra presente e passato: «Quanto è qui esposto ci mostra che la civilizzazione umana non è distante, così come i momenti di barbarie che si riproducono tuttora. È il percorso della civiltà umana, percorso che registra punti di caduta, ma bisogna guardare avanti. Abbiamo bisogno di cultura, soprattutto per le giovani generazioni. Questo Museo è un modo per riconciliarci con le cose importanti della vita».

Servono sicuramente risorse: «Il nostro dovere è valorizzare questo patrimonio, sarà un piacere dare una mano per difendere questa identità del nostro Paese. L’Italia è Milano, che inaugura il Salone del Mobile, una metropoli internazionale, ma l’Italia è anche questo Sud che è fatto di un umanesimo senza il quale l’Italia non avrebbe un’anima».

Nuova Officina: cultura e solidarietà

All’inaugurazione del piano nobile di Palazzo Capua è stata abbinata una mostra su Dante Alighieri, a cura di Nuova Officina. Il presidente Alfredo Scavone ha sottolineato i risultati e gli obiettivi del sodalizio: «Ringrazio Nuova Officina che opera a Sarno da 30 anni e poi in tre continenti con 25 missioni sanitarie, 90mila visite, migliaia piccoli interventi chirurgici. È un’associazione che si fonda su due gambe: quella della solidarietà e quella della cultura. È importante ricordare ed esporre – ha detto riferendosi al Museo – perché in questo modo chi guarda ricorda e impara di più del nostro territorio».

Un momento della visita al Museo – foto Insieme

A tutto il parterre, erano presenti anche il presidente della Provincia di Salerno, Michele Strianese, la sovrintendente Raffaella Bonaudo, il patron del Giffoni Film Festival, Claudio Gubitosi, ed il direttore artistico del Napoli Teatro Festival, Ruggero Cappuccio, è stato donato un bassorilievo raffigurante Dante Alighieri realizzato dall’artista Salvatore Squillante.

Gli orari del Museo

Il Museo è aperto dal martedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 19.00, il sabato e la domenica dalle ore 9.00 alle ore 14.00. Con le sue collezioni racconta la storia della Valle del Sarno dal Neolitico al Medioevo. La fertilità del suolo e l’abbondanza di acqua hanno attratto l’uomo sin dal IV millennio.

Alla seconda metà del IX sec. a.C. risalgono le ricchissime sepolture maschili con vasi, rasoi, fibule e armi. Dalla metà dell’VIII sec. i defunti di rango sono accompagnati da vasi importati dalle colonie greche di Pithekoussai e Cuma. Le donne indossano diademi, orecchini, collane di ambra e pasta vitrea, pendagli con scarabei, bracciali e anelli.

Una tomba esposta al Museo – foto Insieme

Nella prima metà del VI sec. a.C. nelle tombe si rinvengono vasi di bucchero e di importazione greca accanto a pochi oggetti di ornamento. Dopo un calo nella documentazione archeologica, dalla metà del IV sec. le attestazioni si infittiscono: è frequentata l’area sacra di Foce, dedicata a una divinità femminile.

Nelle sepolture le donne sono deposte con vasi, monili, statuette e oggetti legati alla cosmesi e alle attività domestiche, mentre gli uomini con le armi. Alcune tombe hanno le pareti dipinte con motivi vegetali, cortei funebri e con il ritorno del guerriero. All’epoca romana risalgono i reperti rinvenuti nelle ville rustiche del suburbio pompeiano, distrutte dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., mentre al medioevo rimandano i vasi di una fossa di scarico da San Marzano e di un frantoio rinvenuto a Sarno.

Sa. D’An.

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