Al via ieri sera il “Maggio diocesano della cultura”

Giuseppe Palmisciano e il richiamo ad una «impresa che ponga argini all’ingiustizia». Le esperienze di Petti e Vicidomini. L’apertura della mostra “Quando suonavano le tufe”
Il tavolo dei relatori: (da sinistra) Salvatore D’Angelo, Rosario Petrosino, Veronica Petti, Alfonso Vicidomini, Giuseppe Palmisciano

Al via ieri sera il “Maggio diocesano della cultura”, un convegno e una mostra fotografica hanno animato la Curia vescovile di Nocera Inferiore per il primo di quattro appuntamenti.

«Un’impresa che ponga argini all’ingiustizia», così il professore Giuseppe Palmisciano nell’intervento che ha aperto il convegno “Per un’impresa sostenibile”, primo di una serie di appuntamenti promossi nell’ambito del “Maggio diocesano della cultura”.

Palmisciano, direttore del settore cultura della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, ha fatto un coinciso quanto approfondito excursus nel modo in cui la Dottrina sociale della Chiesa affronta la questione del lavoro e dell’impresa.

Il docente di Storia del movimento cattolico presso la pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale ha rilevato come a più riprese il magistero pontificio sottolinei quanto «lavoratori e imprese partecipino allo sviluppo umano».

Impresa e territorio

Ha anche sottolineato il rapporto con il territorio, l’importanza di «conoscere le potenzialità produttive della propria terra». Ma anche gli aspetti legati alla formazione, alla creatività imprenditoriale, l’intelligenza.

Palmisciano ha parlato di punti di forza come la «interconnessione» affinché non si diventi «monadi isolate». Insomma, il richiamo al fare rete tra imprese e tra imprese e lavoratori.

Aspetti riscontrati nelle esperienze di Alfonso Vicidomini, espressione delle Piccole e medie imprese, e di Veronica Petti, quarta generazione di industriali conservieri.

La mostra “Quando suonavano le tufe

“Quando suonavano le tufe”, invece, è il titolo della mostra fotografica curata dal Mudif nell’ambito del “Maggio diocesano della cultura”. L’esposizione è stata allestita al primo piano della curia vescovile. Attraverso le immagini selezionate dal Museo didattico della fotografia si scoprono volti e mestieri oggi scomparsi.

Una impresa fatta quasi in maniera artigianale, che ha reso l’Agro celebre nel mondo per l’industria conserviera, pastaia, metalmeccanica. Guardando le foto sembra quasi rivivere quei momenti e sentire il suono delle tufe scandire le giornate di un mondo ormai scomparso, come ha sottolineato nella presentazione Rosario Petrosino, direttore del Mudif.

I prossimi appuntamenti

Nelle prossime settimane si proseguirà con altri tre importanti momenti. Il 21 maggio l’inaugurazione della mostra “Divinitas” con le sculture di Onofrio Pepe, il 23 maggio la presentazione di “Amore senza lividi”, il 28 maggio la XIV edizione del Premio Euanghelion che sarà assegnato a Giovanni Grasso.

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