Oggi, lunedì dell’Angelo papa Francesco incontra gli adolescenti

250 ragazzi della nostra diocesi, tra i 12 e i 17 anni, parteciperanno all’incontro con il Papa in Piazza San Pietro.

Saranno circa 250 i ragazzi fra i 12 e i 17 anni della diocesi di Nocera Inferiore – Sarno a partecipare all’incontro che papa Francesco avrà oggi con gli adolescenti italiani a Roma, in Piazza San Pietro.

Un incontro atteso e desiderato da tempo, che ha radici lontane. In diocesi l’organizzazione del pellegrinaggio è stata affidata al Servizio per la Pastorale Giovanile, sotto la guida di don Giuseppe Pironti.

«Questo appuntamento – ci ha spiegato il sacerdote – nasce da più fattori. Il più importante è l’emergenza educativa che, certamente, non nasce ora. Già Benedetto XVI ne aveva parlato (cfr Lettera del Santo Padre Benedetto XVI alla diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione, ndr). Emergenza esplosa con la pandemia, i ragazzi che già prima non avevano punti di riferimento, in una situazione di incertezza generale e diffusa, si sono persi. La pandemia ha messo in luce anche l’inadeguatezza dell’uomo di fronte alle avversità: i ragazzi si sono visti senza possibilità di futuro. A questo bisogna aggiungere che la Chiesa da qualche tempo si stava interrogando su come essere più attenta alle giovani generazioni, in particolare agli adolescenti che vivono l’età più fragile. Anche il Papa aveva manifestato più volte il desiderio di incontrarli. Da tutto questo nasce l’incontro di oggi».

Un appuntamento accolto con gioia dal vescovo Giuseppe. «Subito dopo l’annuncio della data, mi ha telefonato per chiedermi di organizzare il pellegrinaggio per la diocesi. Grande è la sua attenzione per questa fascia d’età» ci ha raccontato il sacerdote.

Un incontro a cui ci si riferisce con il termine pellegrinaggio perché «in un pellegrinaggio – ci ha detto don Pironti – non si cammina ognuno per conto proprio, ma si cammina insieme. A fare la differenza non è solo la meta, ma anche il viaggio».

Quello di oggi sarà il primo incontro che papa Francesco terrà in Piazza San Pietro dall’inizio della pandemia: «una felice coincidenza – aggiunge don Pironti – che probabilmente ci dice che dobbiamo ripartire dagli adolescenti».

Dopo una grande chiusura è tempo di una grande uscita: «I ragazzi si attendono di vivere innanzitutto un’esperienza di Chiesa come incontro, come comunità che incontra suo padre». Qualcuno si chiede se questo incontro possa segnare l’inizio di una serie di raduni che, sull’esempio delle Giornate Mondiali della Gioventù, possa vedere coinvolti periodicamente i ragazzi: «Finora non se n’è parlato, ma forse dopo questo incontro si aprirà una riflessione su questo».

Don Giuseppe è raggiante. Sarà un 18 aprile particolare per lui. Celebrerà il nono anniversario di ordinazione sacerdotale in Piazza San Pietro con il Santo Padre e gli adolescenti della diocesi e di tutta Italia: «Sarà uno degli anniversari più belli, se non il più bello, che mi troverò a vivere nella mia vita».

LE ATTESE DEI RAGAZZI

Curiosità, entusiasmo, gioia, speranza, gratitudine sono i sentimenti che pervadono l’animo degli adolescenti pronti a mettersi in viaggio per incontrare il pontefice.

Un nutrito gruppo di ragazzi è partito per Roma dalla comunità di San Giovanni Battista e Santa Maria del Ponte in Roccapiemonte.

Sono carichi ed emozionati. «Incontrare papa Francesco nello spazio solenne di Piazza San Pietro è un sogno che insperatamente si realizza. Il Papa ripone molta speranza in noi giovani; siamo gli uomini di fede del futuro.

Probabilmente inviterà ognuno a trovare la propria strada» ci ha detto Marco, 17 anni. «Sarà sicuramente un’esperienza che rimarrà impressa nel nostro cuore. Noi ragazzi abbiamo sofferto molto le restrizioni anti-Covid-19 e uno dei contesti dai quali ci siamo più allontanati è quello parrocchiale» è l’analisi di Valentina, 15 anni. Francesco, 17 anni, conserva un desiderio: «Vorrei che il Papa ci aiutasse a comprendere l’importanza del dialogo, strumento in grado di mantenere i legami fraterni, poiché noi ragazzi siamo coloro che guideranno il mondo domani».

Qualcun altro ci ha confidato: «Appena ho saputo di questo incontro mi sono chiesto perché papa Francesco vuole parlare proprio con noi. Forse ci dirà che dobbiamo essere trascinatori di altri ragazzi, invogliandoli a vivere la comunità cristiana». «Spero che il Papa ci incoraggi a perseverare nella fede e ci dia degli insegnamenti per un futuro migliore» ci ha raccontato Riccardo, 14 anni, mentre Maria, 17 anni, aggiunge: «Vorrei che papa Francesco ci incoraggi a non aver paura e ad essere noi stessi con tutti».

E in questi drammatici giorni di guerra nell’Europa orientale il pensiero degli adolescenti non può che andare ai loro coetanei ucraini. «Ho paura per i ragazzi che stanno tentando di fuggire dalla guerra con le loro famiglie. Farei di tutto affinché il Papa potesse incontrare presto anche loro!» ci ha confessato Giuseppe, 16 anni. «Ora che si stava pian piano ritornando alla normalità, questi ragazzi sono stati costretti ad un altro forte distanziamento: quello dalla loro patria» ci ha detto con preoccupazione Valeria, 13 anni. E Francesco, 14 anni, aggiunge: «Vorrei che il Papa ci dicesse come pregare in questo tempo di guerra».

Numerosi i ragazzi partiti anche dalla parrocchia di San Giovanni Battista in Angri. «Sarà certamente una giornata bellissima. Vorrei che il Papa ci donasse dei suggerimenti per poter superare le difficoltà che ogni giorno la vita presenta, ma soprattutto vorrei che le sue parole incoraggiassero tanti giovani che vivono nell’insicurezza e nell’insoddisfazione» è l’auspicio di Nello, 14 anni. «Spero che questo incontro porti buoni frutti per noi adolescenti, sempre in fuga dalla fede e dalla Chiesa. Penso che papa Francesco ci esorterà ad essere forti e a non cercare la felicità alle fonti sbagliate» ci ha raccontato Alex, 13 anni. Pietro e Giorgia sono fratelli; il 18 aprile entrambi saranno a Roma: «Siamo stati varie volte in Piazza San Pietro, ma questa volta sarà diverso. Vivremo questo incontro non con gli occhi di un bambino, ma con quelli di un adolescente in cerca di risposte».

Molti sono gli adolescenti della diocesi che oggi sono saliti sui pullman alla volta di Piazza San Pietro.

Le loro attese troveranno risposte nell’incontro con il Santo Padre. Vogliono essere rassicurati, per poter continuare a gridare nelle piazze della loro storia: “Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo” (Christus Vivit, 1).

Antonio Pontecorvo

Il kit del pellegrino

Gli adolescenti che parteciperanno all’incontro con il Pontefice hanno ricevuto dal Servizio nazionale per la Pastorale giovanile un kit del pellegrino: un foulard, il libretto delle celebrazioni e la croce simbolo del pellegrinaggio. «Le croci sono state realizzate a mano – spiegano gli organizzatori –, ogni croce è un pezzo unico proprio come i nostri ragazzi. Inoltre il lavoro artigianale testimonia l’impegno e il bene degli adulti verso gli adolescenti».

Presentato il 31 gennaio scorso, memoria liturgica di san Giovanni Bosco, patrono della gioventù, il logo del pellegrinaggio raffigura il pesce, l’ICHTHUS, la testimonianza di fede della Chiesa delle origini, composto da tanti cerchi azzurri di diverse dimensioni disposti intorno alla croce-occhio.

Il pesce, realizzato da Laura Salvi, si ispira ad un bassorilievo egizio del IV-V secolo conservato al Museo del Louvre e ha una forma “vitale”: «Sta nuotando nel mare della storia degli uomini – si legge sul sito internet dell’organizzazione –, è in movimento: aperto al futuro, solca le onde con fiducia. Il caldo arancione della croce narra il sole del giorno di Pasqua, il sole che non tramonta e che a tutti offre la Vita per sempre, mentre i cerchi azzurri evocano tante piccole gocce d’acqua, memoria del Battesimo, fonte di unità».

 #SEGUIMI

È questo il titolo scelto per il pellegrinaggio.  #SEGUIMI mette al centro le parole del Risorto che invita a muoversi, a riprendere la strada (cfr Gv 21,19, ndr). Il segno # è un segno di ricerca, di collocazione: # “mettiti in ricerca – dove sei?” e seguimi. La sequela è una ricerca del senso della propria esistenza, spiega l’equipe del Servizio nazionale per la Pastorale giovanile.

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