Se si inceppa l’ingranaggio

Se il meccanismo non funziona in qualche sua parte (energia e materie prime non disponibili, trasporti semi-bloccati, ecc…), la catena di valore si spezza per tutti.

Alla fine, la doppia sberla presa dal mondo in rapida successione – pandemia e una guerra che ci rimanda indietro di 70 anni – impone al mondo stesso, e in particolare alla sua economia, un radicale ripensamento della strada percorsa negli ultimi decenni.

Un pianeta interconnesso, senza grandi barriere a frapporsi ai commerci e allo spostamento delle persone, è sicuramente l’ideale per tutti, se funziona veramente. L’abbiamo chiamata globalizzazione.

Ma la realtà è imperfetta. Se l’ingranaggio si blocca, iniziano i dolori. E quelli che erano i punti di forza, diventano debolezze micidiali. Un esempio: in Europa si crea un prodotto, si usano materie prime provenienti dal Cile o dal Sudafrica, si lavorano in Cina, si trasportano via nave di nuovo in Europa che fungerà pure da piattaforma distributiva per il resto del mondo. Così si esaltano le competenze tecnologiche di chi le ha; si acquistano le materie prime più abbondanti e a buon mercato; si utilizza la manodopera meno costosa; infine si arriva a possedere una bicicletta che costa come una cena per due in trattoria.

Sta saltando tutto. Se il meccanismo non funziona in qualche sua parte (energia e materie prime non disponibili, trasporti semi-bloccati, ecc…), la catena di valore si spezza per tutti. E si scopre che invece sarebbe molto meglio avere materie prime a portata di mano, provenienti da Paesi “sicuri”; lavorare in fabbriche vicinissime; avere mercati di riferimento non così planetari.

Da una parte avremo una bicicletta da vendere in negozio e da acquistare senza tanti patemi; la stessa costerebbe almeno il doppio. Ma la catena di trasmissione funzionerebbe.

Non è un caso che i prezzi di praticamente tutto stiano esplodendo: ci eravamo abituati (almeno qui in Occidente) ad avere tutto per poco, per sempre meno. E allora si cerca di estrarre materie prime vicino a casa, si pensa di riportare la manifattura molto più vicino alla “testa” dell’azienda, ad accorciare brutalmente il trasporto delle merci.

Non è meglio, non è peggio: semplicemente è l’unico modo per riattivare il sistema cardiocircolatorio dell’economia, se il mondo ridiventa un luogo ostile abitato da tribù bellicose e poco dialoganti tra loro.


Nicola Salvagnin

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