Dimorare nel Cenacolo

Indicazioni per apprendere come annunciare a tutti la Pasqua di Gesù a partire dal Messaggio di Quaresima del vescovo Giuseppe.

Il cammino interiore che il vescovo mons. Giuseppe Giudice ci ha invitato ad intraprendere col Messaggio di Quaresima ispirato alla parabola dell’amore misericordioso, riportata in Lc 15, 11-32, è stato un affascinante itinerario verso il cuore del mistero, conducendoci alla celebrazione della Santa Pasqua, tempo che aiuta ad accogliere con gioia Colui che il Padre ha promesso: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1, 8).

Ora, nel tempo della Pasqua che si distende per cinquanta giorni, appare quanto mai opportuno, alla luce e in conseguenza di queste sollecitazioni a «scendere dentro di noi, facendo la verità nella carità, senza valutarsi più di quanto conviene (cfr Rm 12, 3)» (Messaggio di Quaresima), salire «nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi […]. Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui (At 1, 13-14)».

La Pasqua – e il tempo di Pasqua – ci ricordano infatti la necessità di dimorare nel Cenacolo, di lasciarci ispirare dalla parola di Gesù e dai doni dello Spirito, potenza che viene dall’alto e capace di rivestire la nostra vita.

Stare nel Cenacolo è un incoraggiamento a vivere ponendo più attenzione all’ascolto della Parola di Dio e delle confidenze della madre di Gesù.

Occorre contrastare la mondanità spirituale lasciandosi condurre dallo Spirito e dalla sapiente pedagogia della Chiesa, che educa il popolo santo di Dio con la grazia dei sacramenti e attraverso i riti della liturgia.

Sarebbe bello che il respiro della Pasqua, festa che dà origine a tutte le feste, animasse così tanto la nostra vita da trasmetterlo anche al nostro ambiente circostante attraverso l’irradiarsi della gioia, della carità, delle parole della speranza.

Dobbiamo essere riconoscibili per questo impopolare e incomprensibile annuncio della risurrezione rinnegando così il malumore nei confronti del tempo in cui viviamo e confessando, lieti, la risurrezione di Gesù, la propria risurrezione nella carne e la vita eterna.

La Pasqua di Cristo ci richiama alla fede nella sua risurrezione, principio della nostra speranza a vivere sempre con lui una personale relazione.

In questo rapporto con Gesù gusteremo la bontà della sua misericordia, ci sentiremo chiamati ad uscire dal Cenacolo per esser mandati in missione a testimoniare la sua risurrezione e cresceremo nella consapevolezza che la nostra vita è una vocazione ad «essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità» (Ef 1, 4).

Vincenzo Buono

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