Tutto sembrava contro di noi: prima la pandemia, poi il colpo di Stato in Burkina Faso con la destituzione del Presidente e il coprifuoco. Orari degli aerei cambiati, poi di nuovo ripristinati… Ma ce l’abbiamo fatta!
Alle 21.06 del 19 febbraio il nostro aereo è atterrato a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso. Dal giorno dopo abbiamo vissuto intensamente ogni attimo delle nostre giornate. Abbiamo catalogato i tanti farmaci recapitatici e a nostra volta donati a tre ospedali che ne avevano tanto bisogno. Abbiamo curato persone e sviluppato un progetto di screening per trenta giovani della comunità al fine di controllare se avessero contratto epatite B, epatite C e AIDS.
Quelli negativi li abbiamo vaccinati contro l’epatite B. Abbiamo tenuto all’aperto, sotto la paillote, un seminario su epatite B, epatite C, AIDS, rischi, prevenzione e cure: ragazzi attentissimi per tutto il tempo. Sono fioccate le domande. Abbiamo avuto il piacere e l’onore di partecipare al progetto di costruzione della terza aula dell’asilo Madame de Rose all’interno dell’Oasi di S. Teresa e di poter giocare con bambini meravigliosi. Abbiamo finanziato, con una parte dei fondi raccolti, l’ambulatorio per i bambini malnutriti dell’ospedale S. Camillo.
Abbiamo donato due pozzi di acqua potabile a due villaggi di 700 – 1000 abitanti, di cui un terzo bambini.
Abbiamo donato sacchi di riso e olio a famiglie povere. Abbiamo tenuto un corso BLS ai residenti dell’Oasi: ce lo hanno chiesto perché spesso sono soli di fronte a situazioni drammatiche e qui non esiste il 118, né ambulanze… Abbiamo vissuto intensi momenti di raccoglimento nelle Celebrazioni Eucaristiche nella cappella e nel giardino dell’Oasi, con le voci celestiali delle suorine e delle ragazze del collegio che riempivano l’atmosfera di spiritualità.
Abbiamo dispensato carezze e bon bon a tanti, tanti bambini dagli occhi grandi e dai sorrisi un po’ malinconici. Abbiamo provato, come ogni volta, una stretta al cuore quando abbiamo dovuto lasciare, per tornare a casa, i troppi affetti che negli anni abbiamo costruito e che vorremmo poter avere più vicini. E già sappiamo che sarà proprio questa “stretta al cuore” a farci tornare ancora.
Dott. Salvatore Guerriero
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