Esempio di preghiera e servizio

La presenza dei consacrati in diocesi rappresenta un grande dono. Religiosi e religiose che animano le parrocchie sono testimonianza di servizio al prossimo, prodighi nella formazione e nell’educazione. Una «risorsa per le nostre città», ha detto padre Francesco Rea che segue le religiose della diocesi.
padre Francesco Maria Rea
padre Francesco Maria Rea

Padre Francesco Maria Rea da un anno segue le religiose dalla diocesi di Nocera Inferiore-Sarno nell’ambito della commissione per la Vita consacrata, di cui il 2 febbraio si è celebrata la Giornata mondiale.

Un centinaio di consacrate divise tra 22 case di 14 congregazioni. Un territorio benedetto dalla presenza di tre case madri: quella delle Suore di San Giovanni Battista fondate ad Angri da sant’Alfonso Maria Fusco, quella delle Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue fondate a Pagani dal beato Tommaso Maria Fusco e quella delle Suore Serve di Maria Addolorata fondata dalla venerabile Maria Consiglia dello Spirito Santo a Portaromana di Nocera Superiore.

Al servizio del prossimo

Una varietà di carismi che si caratterizza per una molteplicità di servizi: scuole, assistenza agli anziani, assistenza ospedaliera, attività caritatevoli e pastorali. Importante è anche la presenza di religiose provenienti da tutto il mondo: «Innanzitutto – spiega padre Rea – c’è stato un incremento di suore straniere filippine e indiane. Molte di queste suore si occupano delle religiose anziane che hanno lavorato per le congregazioni o nelle stesse case in cui si trovano attualmente». Poi c’è il servizio nelle scuole, «quelle che sono rimaste funzionano anche grazie all’importante apporto dei laici». Negli anni si è purtroppo assistito ad una diminuzione delle iscrizioni. «Le scuole cattoliche nascevano per tenere i ragazzini più poveri lontano dalla strada, aiutare chi non poteva permettersi di andare nelle scuole dell’epoca. Poi c’è stata una evoluzione – continua il religioso dell’ordine dei Frati minori francescani – e c’è stato un adattamento. Le richieste seppur ci siano, sono comunque in calo».

Una presenza tangibile

Alcune religiose aiutano anche nelle parrocchie, le comunità storicamente collegate alle case dove risiedono: «In particolare c’è chi aiuta per il catechismo». Una situazione «in linea con quella del Paese» e che fa i conti con la crisi vocazionale. Una presenza che si sente: «Quando in una realtà ci sono le suore, la loro presenza si avverte, sono una risorsa nelle città dove ci sono case religiose». Il religioso sottolinea questa importanza riprendendo papa Giovanni Paolo I: «Dove c’è il volto femminile viene fuori quel Dio che non solo è padre, ma è anche madre».

Padre Rea fa pure un passaggio sulle numerose vocazioni che le congregazioni, specialmente quelle locali, raccolgono all’estero: «Le suore straniere sono la nostra ricchezza perché stanno portando avanti un carisma che altrimenti rischierebbe di sparire».

Il pilastro della preghiera

Tra le congregazioni presenti sul territorio nocerino-sarnese ci sono anche due realtà di vita contemplativa: le clarisse del monastero di Santa Chiara e le domenicane del monastero di Sant’Anna, entrambe a Nocera Inferiore. «Sono quel polmone di preghiera che anche nella Chiesa capita di mettere a lato. La preghiera sta alla base di tutto. Sono una testimonianza di vita fraterna per chi li incontra, anche perché nei monasteri c’è chi bussa anche solo per chiedere un po’ di ascolto che non trova altrove». 

In diocesi si sperimenta una bella collaborazione con l’USMI (Unione Superiore Maggiori d’Italia, ndr). Padre Rea collabora strettamente con suor Eden Salviejo delle suore Compassioniste Serve di Maria, responsabile diocesana dell’Unione. «Stiamo cercando di incentivare anche la partecipazione alle attività diocesane per far venire fuori questa bella e importante presenza». Se il Covid-19 lo consentirà, il religioso avvierà una serie di incontri nelle case presenti in diocesi, per conoscere e approfondire gli aspetti dei loro carismi.

Gli istituti maschili

La realtà della vita consacrata si arricchisce con l’apporto degli istituti religiosi maschili. I figli di san Francesco d’Assisi sono presenti in tutte le loro declinazioni: Frati minori cappuccini, Frati minori conventuali, Frati minori francescani. Nove i conventi presenti, sette di espressione francescana, a cui si aggiungono le comunità dei padri Stimmatini a Poggiomarino e dei padri Redentoristi a Pagani. Una grande e importante presenza, sia maschile che femminile, che gode anche della sapiente guida di padre Michele Alfano, delegato episcopale per la Vita consacrata.

Inseriti nel Cammino sinodale

La loro testimonianza possa essere d’aiuto al Cammino sinodale, come auspicato dal tema per la XXVI Giornata Mondiale della vita consacrata “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Un invito alla partecipazione e alla corresponsabilità «da riferirsi prima ancora che all’organizzazione e funzionamento della Chiesa, alla sua stessa natura, la comunione, e al suo senso ultimo: il sogno missionario di arrivare a tutti», hanno scritto per l’occasione il cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, e il segretario del dicastero, monsignor José Rodríguez Carballo.

«Ritorniamo allo stupore dei primi giorni»

«Ritorniamo allo stupore dei primi giorni», a quelli «dell’innamoramento», alle «motivazioni della nostra vocazione». È l’esortazione che il vescovo Giuseppe Giudice ha rivolto ai religiosi, alle religiose e a tutto il popolo di Dio presente alla Messa della Candelora, 26esima Giornata mondiale della vita consacrata, che ha presieduto nella parrocchia Santa Maria di Foce a Sarno.

Mons. Giudice ha raccolto quanto detto da papa Francesco nella celebrazione in San Pietro e ha ribadito il «grazie ai consacrati non tanto per quello che fate, ma per quello che siete: presenza profetica, luce, punto di riferimento». 

«Tutti siamo consacrati con il battesimo, altri con l’ordine, ma nella Chiesa ci sono alcuni uomini e alcune donne che fanno della loro vita un’offerta», ha aggiunto.

Ha richiamato tutti ad andare oltre «i numeri» o «l’età», non pensare che sia un peccato che un bel ragazzo o una bella ragazza «decida di donarsi» se non sappiamo «il valore, la bellezza, la profondità della consacrazione».

«Camminiamo insieme con la nostra Chiesa ognuno con la ricchezza della propria congregazione, della sua storia, però non corriamo da soli, aspettiamo l’altro, aspettiamo il bambino, aspettiamo il povero, aspettiamo, l’indifferente, aspettiamo il malato, accogliamo insieme il Bambino e portiamolo tra le braccia», ha esortato il Vescovo.

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