San Giuseppe, l’uomo a cui Dio ha affidato Gesù e Maria

Ieri mattina la celebrazione diocesana di chiusura dell’anno di San Giuseppe Il Vescovo: «Giuseppe è veramente l’uomo della volontà di Dio»
Celebrazione diocesana per la chiusura dell’anno di San Giuseppe nella parrocchia San Giuseppe di Nocera Inferiore – (foto Salvatore Alfano)

San Giuseppe, l’uomo a cui Dio ha affidato la Madonna e Gesù. Così monsignor Giuseppe Giudice in uno dei passaggi dell’omelia della celebrazione con la quale ha vissuto, insieme ai sacerdoti della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, la chiusura dell’anno dedicato a san Giuseppe.

Il Vescovo ha voluto ringraziare il Santo Padre Francesco perché «donandoci un anno di riflessione su san Giuseppe, accompagnati dalla bellissima lettera Patris Corde, ha rimesso dinanzi alla coscienza della Chiesa quest’uomo di Dio». Il momento di preghiera si è tenuto nella parrocchia di San Giuseppe, al quartiere Montevescovado di Nocera Inferiore.

Celebrazione diocesana per la chiusura dell’anno di San Giuseppe nella parrocchia San Giuseppe di Nocera Inferiore
(foto Salvatore Alfano)

Giuseppe padre nell’ombra

Mons. Giudice ha sottolineato «l’aspetto di Giuseppe padre nell’ombra», profilo evidenziato dal Papa nella lettera Patris Corde. «Ho meditato molto su questa espressione. Penso che mi abbia aiutato molto nella dimensione pastorale, come potrebbe aiutare ognuno di noi. Essere padri, presenti, ma nell’ombra, non invadenti. Quasi a volte a sembrare da essere assenti nel ministero di vescovo, parroco, papà. Ma qualsiasi persona che ha un impegno nell’accompagnamento dell’altro. Quando si è troppo presenti, quasi a togliere il respiro, con il fiato addosso – ha detto il Pastore –, non si lascia crescere il bambino. Il figlio. Bisogna anche permettergli di cadere per potersi rialzare, per imparare a camminare. Ed è bella questa espressione: padre nell’ombra. Quasi a dire: “Io ci sono, sono qui, puoi contare su di me, ma non voglio invadere la tua vita. Non voglio violentare con la mia presenza la tua vita”».

Giuseppe custode di Maria e Gesù

Poi ha sottolineato quanto il ministero di Giuseppe sia particolare, «un servizio che Dio gli ha chiesto avendo grande fiducia di lui. Dio gli affida i due doni più grandi: la Madonna e Gesù. San Giuseppe che ha dovuto custodire anche gli albori della Chiesa nascente, questo uomo della contemplazione, è l’uomo del silenzio, homo faber».

«Il Vangelo – ha proseguito – non riporta di Giuseppe nemmeno una parola. Eppure non è muto. Ma riporta continuamente questo suo afflato, questa sua capacità di alzarsi e fare come gli ha detto l’angelo, cioè come gli ha detto il Signore. Veramente l’uomo della volontà di Dio».

Celebrazione diocesana per la chiusura dell’anno di San Giuseppe nella parrocchia San Giuseppe di Nocera Inferiore
(foto Salvatore Alfano)

Giuseppe, alzati!

Giuseppe si alza all’invito dell’angelo: «A volte può capitare che ci siamo seduti, ci siamo fermati, ci siamo sdraiati. Alzati! È la parola della Pasqua, è la parola della Risurrezione. Alzati!». Un sollecito a tutta la comunità ecclesiale, a tutti gli uomini e donne di buona volontà: «Alzati! Lo dice a me, lo dice ad ognuno di noi. Siamo invitati ad alzarci. Magari da un momento di stanchezza, da un momento di depressione, da una chiusura, da una paura, da una malattia, da un peccato. Alzati! Da un preconcetto, da quell’idea che mi rode dentro e mi sta togliendo la pace. Alzati! Lo dice a me, lo dice a voi, lo dice alla nostra Chiesa. Una Chiesa seduta non può annunciare il Vangelo. Una Chiesa con le pantofole non può annunciare il Risorto. Una Chiesa sdraiata non può essere presenza significativa».

Ma bisogna alzarsi portando con sé il Bambino e sua Madre: «Posso anche alzarmi e uscire ma non ho con me il Bambino e la Madonna. È un alzarmi senza significato. È un muovermi senza un contenuto. Prendi con te il Bambino e sua Madre. Per essere testimoni non possiamo andare da soli. Dobbiamo prendere con noi il Bambino, e prendere il bambino nella notte bisogna essere attenti, ma con il bambino anche la madre perché non c’è mai un bambino senza la madre. Se c’è un bambino senza la madre è una tragedia, è un qualcosa che non va».

Il pianto del mondo

Il Vescovo ha fatto un inciso sulla situazione mondiale: «Quanti pianti di Rachele ancora oggi in tante parti del mondo, in tante periferie, anche nella nostra diocesi, anche nella nostra città, anche nelle nostre famiglie, anche nelle nostre comunità cristiane. Rachele piange e non vuole essere consolata. Perché forse il Bambino non è accolto e la Madre è messa da parte e uccisa».

Celebrazione diocesana per la chiusura dell’anno di San Giuseppe nella parrocchia San Giuseppe di Nocera Inferiore
(foto Salvatore Alfano)

San Giuseppe resta nell’amore di Dio

Il Vangelo riporta della fuga in Egitto: «Questa fuga di Giuseppe nella notte non è la fuga del vigliacco, non è la fuga di chi ha paura. Ma con la nostra spiritualità antica ma sempre nuova fuggi le occasioni prossime di peccato. Dobbiamo fuggire dalle quelle situazioni, da quelle persone, da quegli ambienti che non ci aiutano a custodire il bambino e la madre. Ognuno di noi sa quali sono le persone che deve amare, ma magari non può amare; quali sono i luoghi non si deve fermare troppo; quali sono le piazze, oggi anche mediatiche, dalle quali dobbiamo fuggire per custodire il bambino, per custodire la madre, per custodire la purezza del cuore. Fuggi non è vigliaccheria, ma è un atto di coraggio. Direi che è una fortezza saper fuggire dinanzi a certe situazioni, saper andare via per custodire il Bambino e custodire la Madre».

Il Signore c’è sempre

Il Signore c’è sempre e consente di «saper restare nella solitudine, saper restare nella meditazione, saper restare nella preghiera, saper restare nella formazione, senza fuggire di qua e di là, in quel nomadismo spirituale che oggi ci sta rubando l’anima e ci sta togliendo la pace. Resta nel silenzio, nella tua parrocchia, nel tuo ufficio, nella curia, in famiglia, in quell’ambiente. Resta. Rimani. A volte c’è un fuggire di qua e di là perché non abbiamo il coraggio di scendere dentro di noi. Non abbiamo il coraggio di rimanere con noi stessi nella solitudine amata dal Signore. Giuseppe ci insegna anche questo. Resta. Rimani. Stai fermo. In quella bottega di Nazareth dove Gesù ha imparato un mestiere, in quella bottega di Nazareth dove c’è la vita di ogni giorno. Saper restare, saper rimanere quando ci prende l’inquietudine, quando vorremmo andare di qua e di là perché non abbiamo il coraggio di scendere nel nostro cuore».

Celebrazione diocesana per la chiusura dell’anno di San Giuseppe nella parrocchia San Giuseppe di Nocera Inferiore
(foto Salvatore Alfano)

La Santa Famiglia resta in Egitto finché l’angelo non avverte Giuseppe di poter tornare nella sua terra. «Restare, vorrei coniugarlo così questo termine: rimanere, dirà Gesù rimanete nel mio amore. Giuseppe fugge, ha con sé il Bambino e la Madre, però rimane nella volontà del Signore. Resta finché non vi avvertirò».

Una riflessione molto profonda che ha concluso così: «Rimani. Resta come Giuseppe a Nazareth, resta accanto a Maria e Gesù, resta perché Gesù e Maria resteranno accanto a te nell’ora della morte». 

Salvatore D’Angelo

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