La ricerca d’amore delle persone semplici

Figure che s’incidono nella nostra memoria più di quelle di grandi e celeberrimi personaggi.

Nella mia città viveva una donna che nessuno ha mai dimenticato: i più anziani l’avranno conosciuta, i più giovani ne avranno sentito parlare. Maria, questo era il suo nome, sedeva ogni giorno su una colonna d’ingresso della sede delle Poste centrali. Portava un cappotto lungo e una busta tra le mani, un fazzoletto le conteneva i capelli ed era sempre ben truccata, in ordine. Sembrava pronta per un appuntamento galante in attesa di qualcuno che non arrivava mai.

Si racconta che durante la seconda guerra mondiale il fidanzato fosse stato chiamato alle armi, partito per chi sa quale fronte e mai più tornato. Addio promesse reciproche di amore eterno, di nozze sgargianti, di figli e nipoti, di piccole cose fatte insieme. Non se ne ebbe più alcuna notizia, ma lei continuò ad aspettarlo nell’ultimo posto in cui lo aveva visto rimanendo fedele alla sua promessa d’attenderlo ancora e ancora.

In città c’era un altro personaggio indimenticabile. Un uomo, chiamato Giacomino, che ciondolando, zeppo di sonno dopo essersi ubriacato, non trovava niente di meglio che andare a riposarsi in quello che a lui sembrava un letto: una comoda bara esposta vicino a una chiesa da un’impresa di pompe funebri.

E ancora un altro personaggio, noto perché, ogni giorno, scendeva di casa per raccattare tutto quello che gli altri buttavano. Barba lunga, capelli spettinati, pesante cappotto nero anche in piena estate. Non faceva male a nessuno, ma i genitori mettevano paura ai loro figli minacciandoli di portarli da quell’uomo così strambo.

In ogni città si trovano figure così, che camminano sul filo sottile che separa la (ritenuta) normalità da quel che non rientra in certi canoni stabiliti e imposti.

Ma dalla descrizione dei tre personaggi scaturiscono una domanda senza risposta e una conclusione che, in qualche modo, hanno a che vedere con novembre, il mese dei morti.

L’interrogativo è questo: perché ricordiamo soprattutto le persone semplici, quelle che sono forse borderline, ma che diventano per noi figure care, magari senza averci mai scambiato nemmeno una parola? Sono figure che s’incidono nella nostra memoria più di quelle di grandi e celeberrimi personaggi. Così passa la gloria del mondo.

E poi una conclusione. In vita cerchiamo l’amore (e con l’amore, la felicità). Maria, Giacomino e il terzo personaggio senza nome incarnano questa ricerca. Una aspetta invano il suo innamorato; un altro cerca la felicità in un vino o in un liquore; l’altro ancora nell’accaparramento di oggetti, confuso e apparentemente senza senso.

La ricerca di amore e di felicità è interrotta dalla morte. Ma non è un troncamento improvviso, un cercare che si conclude con un fallimento degli intenti. È, nell’incontro faccia a faccia con il Padre, che Maria riabbraccia il suo amore, Giacomino trova altre ebbrezze, l’uomo dal cappotto nero non sente più il bisogno di trovare cose. 

Total
0
Shares
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Related Posts