Dare un senso alla sofferenza: la santità in Alfonso Russo

Ieri sera, nella festa di san Camillo de Lellis, fondatore della «Compagnia dei ministri degli infermi», si è svolto a Pagani il rito di insediamento e la prima sessione pubblica del Tribunale per le Cause dei Santi e il processo sulla vita, le virtù e la fama del Servo di Dio Alfonso Russo
Un momento del rito nel cortile del Monastero della Purità (foto Salvatore Alfano-Insieme)

«Ieri don Enrico Smaldone, sacerdote, stasera invece contempliamo la figura di un fratello laico, due modi diversi di andare incontro al Signore» ha detto mons. Giuseppe Giudice nel bellissimo chiostro della Pia Unione Cristo Salvezza a Pagani dove ieri sera, 14 luglio, festa di san Camillo de Lellis, fondatore della «Compagnia dei ministri degli infermi», si è svolto il rito di insediamento e la prima sessione pubblica del Tribunale per le Cause dei Santi e il processo sulla vita, le virtù e la fama del servo di Dio Alfonso Russo. Il cavaliere ha educato famiglie, giovani e ragazzi al carisma per il mondo della sofferenza. Tanta l’emozione che si percepiva tra le persone intervenute e sul volto dei sacerdoti che la sua opera ha generato: don Gaetano Ferraioli, don Mimmo Cinque e don Gerardo Maria Coppola. Presenti anche il sindaco di Pagani, Raffaele De Prisco, e l’ex sindaco Salvatore Bottone.

«Non so se avremo la gioia di poter vedere l’immagine di Alfonso e don Enrico nell’abbraccio del Bernini – ha aggiunto il Vescovo –, ma a noi questo non interessa. A noi basta cominciare un percorso, perché c’è chi semina e chi raccoglie. Un teologo ha detto che la gioia sarebbe più grande se chi semina potesse anche raccogliere. Ma nella Chiesa non è così e noi stasera raccogliamo quello che altri hanno seminato».

Il giuramento del Vescovo (foto Salvatore Alfano-Insieme)

Le nozze di Cana

«La pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato (Gv 2 , 1 – 11) è un po’ mortificata, perché è letta sempre in riferimento al matrimonio» ha spiegato. In realtà è il primo segno di Gesù, una pagina stupenda di cristologia, ecclesiologia e mariana.

«Il ministero di Gesù comincia con una festa – ha spiegato –. Oriana Fallaci, nel libro Lettera ad un bambino mai nato, scrive: “La vita è una tale fatica, bambino. Ma la vita è anche ina gioia”. Se ho colto bene la vita di Alfonso, nel poco tempo che ho potuto camminargli accanto, il suo cuore era abitato dalla gioia. È una pagina bella che ho scelto perché Maria è molto presente nella vita di Alfonso, insieme a Gesù bambino, manifestato con la sua attenzione per il presepe».

Non si può essere cristiani se non si è mariani, perché la Madre è sempre presente, nel momento del parto, nell’ora della festa e nell’ora della croce. L’evangelista Giovanni ci dice che a un certo manca il vino e Maria se ne accorge. La Vergine capisce che non c’è gioia, pace, salute. «Quante fragilità ci sono nel mondo! – ha sottolineato il Vescovo –.  C’è anche la fragilità morale che è un male e va combattuta. Ma la fragilità umana va curata».

I presenti alla celebrazione (Foto Salvatore Alfano-Insieme)

Il carisma di Alfonso

Se Dio c’è, perché c’è il male? È questa la grande domanda che tutti portiamo nel cuore, desiderosi di penetrare il mistero della sofferenza. Ecco il ruolo di Alfonso, ecco quello che ha fatto nella sua vita: dare un senso alla sofferenza.

Mons. Giudice ha poi ricordato la fatica di generare alla fede. «Come mai nelle nostre realtà, nelle nostre associazioni non entrano più giovani? Alfonso non è diventato sacerdote perché, forse, come san Francesco stimava troppo il sacerdozio, ma ha fatto tanto per i sacerdoti. Ecco, impegniamoci a formare giovani che abbiamo a cuore gli ammalati».

Poi ha aggiunto: «Io ho conosciuto madre Teresa di Calcutta, papa Giovani Poalo II e ho conosciuto anche Alfonso. Una persona semplice, una santità della porta accanto, che portava dentro di sé il sogno di Dio. Che questo sogno diventi il sogno della Chiesa diocesana».

Il saluto di don Gaetano Ferraioli

Al termine della celebrazione, don Gaetano Ferraioli ha portato il suo saluto a nome dell’associazione Piccoli Discepoli della Croce e della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza, le due opere fondate da Alfonso Russo.

Dopo aver ringraziato mons. Giuseppe Giudice e augurato buon lavoro ai membri del Tribunale ha ricordato che “alla gioia del cuore bisogna aggiungere la fatica delle ginocchia”. C’è bisogno di pregare e ha aggiunto: «Sono certo che con l’aiuto della Madonna raccoglieremo i frutti di questa santità della porta accanto».

Il saluto di don Gaetano Ferraioli (Foto Salvatore Alfano-Insieme)

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