Sì al Trattato di proibizione delle armi nucleari

I Vescovi della Campania chiedono al Governo e al Parlamento di ratificare il Trattato di proibizione delle armi nucleari, che l’ONU ha votato nel 2017. Il nostro Paese è ancora indietro.

Sì al Trattato di proibizione delle armi nucleari, i Vescovi della Campania rivolgono un appello al Governo e al Parlamento italiano affinché ratifichi il provvedimento. Nel loro messaggio, i presuli fanno riferimento al profeta Isaia che scrive “Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra”.

«Dobbiamo acquisire la convinzione del profeta – si legge nell’appello – e impegnarci a fondo contro la macchina bellica e l’industria – purtroppo sempre fiorente – delle armi, perché una volta costruite queste devono sparare o esplodere, altrimenti non le comprerebbe più nessuno». Il documento della Conferenza Episcopale Campana è stato diffuso oggi, nel 130° anniversario della pubblicazione dell’enciclica Rerum Novarum.

«Il 22 gennaio 2021 – si legge nella nota della CEC – il Trattato di Proibizione delle armi nucleari (votato all’ONU nel luglio 2017 da centoventidue Paesi) ha assunto valore vincolante per tutti gli Stati che l’hanno sottoscritto. In forza di ciò, in quegli stessi Stati sono ormai illegali l’uso, lo sviluppo, l’effettuazione di test, la produzione, la fabbricazione, l’acquisizione, il possesso, l’immagazzinamento, l’installazione o il dispiegamento di armi nucleari».

La posizione dell’Italia

L’Italia non sottoscrisse il Trattato, ma potrebbe ratificarlo adesso: «Al momento, però, tutto tace nelle nostre istituzioni governative, mentre invece ci s’impegna ad acquistare nuovi cacciabombardieri per una spesa complessiva di oltre 14 miliardi. A Hiroshima, il 24 novembre 2019, papa Francesco affermò che “l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune”. È perciò “immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche. Saremo giudicati per questo”. Poche settimane or sono, il giorno di Pasqua, lo stesso Pontefice ha ribadito che il vero “scandalo”, nell’odierno contesto internazionale, in un tempo in cui la crisi falcia milioni di persone e molti di più ne getta in povertà».

Fare presto

Non si può stare a guardare, per questo i Vescovi campani presieduti dal vescovo di Acerra Antonio Di Donna affermano: «Chiediamo con forza al Governo e al Parlamento che l’Italia ratifichi subito il Trattato di Proibizione delle armi nucleari, receda dall’acquisto di nuove armi e impieghi diversamente le energie che ora investe nella loro fabbricazione».

Alla base di questa convinzione un passaggio dell’enciclica Populorum Progressio di san Paolo VI: «La pace “non si riduce a un’assenza di guerra, frutto dell’equilibrio sempre precario delle forze. Essa si costruisce giorno per giorno, nel perseguimento d’un ordine voluto da Dio, che comporta una giustizia più perfetta tra gli uomini”».

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