La Chiesa italiana per l’ambiente, la salute e il lavoro

Un coordinamento tra le 78 diocesi italiane nel cui territorio ricadono i 42 “Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche”, tra questi il fiume Sarno che ricade nella nostra diocesi. Le conclusioni del convegno “Custodire le nostre terre. Salute, ambiente, lavoro”
Il tratto finale del torrente Solofrana alla confluenza nell’Alveo comune nocerino (foto Salvatore Alfano)

La Chiesa italiana per l’ambiente, la salute e il lavoro. Un coordinamento tra le 78 diocesi italiane nel cui territorio ricadono i 42 “Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche”, censiti dal ministero per la Transizione Ecologica, è l’auspicio emerso dal convegno nazionale “Custodire le nostre terre. Salute, ambiente, lavoro” voluto dalla CEI e che si è tenuto ieri ad Acerra. Tra queste anche la diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, il cui territorio è attraversato dal bacino idrografico del fiume Sarno.

Previsto un anno fa e poi rimandato, il convegno segna un punto di svolta nell’approccio della Chiesa italiana alle questioni ambientali legando la custodia del Creato nel solco della Laudato si’, la salvaguardia della vita e della salute, il lavoro e lo sviluppo. A fare gli onori di casa mons. Antonio Di Donna, vescovo di Acerra e presidente della Conferenza episcopale campana.

Dal luogo simbolo della Terra dei fuochi la denuncia dello scempio che avviene in tante terre dei fuochi in molte zone d’Italia. Perché – si legge nel comunicato finale dell’evento promosso dalla Commissione Episcopale per il servizio della carità e la salute, dalla Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, dai Vescovi della Conferenza Episcopale campana, dagli Uffici Nazionali per la pastorale della salute e per i problemi sociali e il lavoro e dalla Caritas italiana – «la terra dei fuochi non è un luogo circoscritto ma un fenomeno esteso all’intero Paese».

Sinergie

Ciò che sta cuore alla Chiesa italiana «è un futuro degno della dignità della persona umana e della casa comune». Un lavoro che dovrà coinvolgere «le famiglie, le scuole, la catechesi, i mezzi di comunicazione sociale». In questo modo «sarà possibile trasformare i concetti di sobrietà e sostenibilità in stili di vita, da declinare nella quotidianità». Per fare questo, auspicano nel comunicato finale della Conferenza episcopale italiana, «occorre mettere in rete le buone pratiche, gli esempi virtuosi nati sui territori, per elaborare una proposta unitaria».
Un passo significativo, in tal senso, verrà compiuto con la 49ª Settimana Sociale dei cattolici italiani, in programma a Taranto dal 21 al 24 ottobre 2021, sul tema “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro e futuro. #tuttoèconnesso”.

Il bacino del fiume Sarno in una cartine della Goletta fiume Sarno

Approccio integrale

Infatti, è necessario un approccio integrale. Lo afferma anche papa Francesco nella Laudato si’: «Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale».
A causa di una mancata custodia, hanno sottolineato i partecipanti, «le nostre terre, da Nord a Sud, risultano contaminate da diversi fattori, con ampie conseguenze sulla salute, in particolare dei giovani e dei più poveri. Di fronte a questo dramma, la reazione delle istituzioni e della politica è stata spesso percepita come poco incisiva e distante dai bisogni della popolazione. È altrettanto vero che non ci sono stati né una sufficiente educazione alla custodia del creato né, in generale, un grande coinvolgimento da parte della comunità ecclesiale».

Il saluto del cardinale Bassetti

Cardinale Gualtiero Bassetti

I lavori sono stati aperti dal saluto del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Nel suo intervento ha detto: «La custodia, o la mancata custodia, della casa comune incide direttamente sulla nostra salute. Gli effetti ambientali prodotti dalle nostre scelte hanno una incidenza diretta sulla salute fisica, psichica e sociale di tutti, e di ciò l’umanità è responsabile, prima che vittima».
Data questa premessa, «la Chiesa – ha sottolineato il presidente della Cei – ritiene suo dovere farsi carico del tema della salute di tutti e di ciascuno, in forza del comandamento dell’amore che anima la propria azione e dell’esplicito mandato evangelico di evangelizzare e guarire».
Per la Chiesa italiana è l’ora di passare dalle parole a una vera leadership su una questione che lega ambiente e salute, vita e dignità, intrecciandosi con il modello di sviluppo: «Ai cristiani – ha detto – spetta il duplice compito di custodire la natura creata e con essa di custodire la simbologia che essa racchiude, animando il dibattito e il confronto non solo scientifico, o sociale e politico, ma culturale, spirituale ed etico».
Bassetti ha fatto riferimento a una «responsabilità» che «si pone su diversi livelli: quello personale, sul quale ciascuno verrà valutato, quello familiare, in quanto la famiglia è il primo ed insostituibile soggetto di educazione, quello sociale e civile, per cui esiste una responsabilità diretta di chi amministra, e di chi quell’amministrazione l’ha voluta».

Custodire

Il verbo-chiave di questo discorso è «custodire». Si tratta di essere «custodi operosi» con un «prendersi cura diretto, impegnativo, personalmente coinvolgente, soprattutto indelegabile». Un atteggiamento determinante in questo cambiamento di sguardo è la «semplicità», che consiste nel «ridurre agli elementi essenziali la vita dell’uomo» liberandosi da «una cultura del superfluo». È un atteggiamento ispirato all’«essenziale evangelico», basato sull’evidenza prodotta dal convegno Cei che «un’ampia parte del territorio italiano è inquinato».
Per i cattolici nel nostro Paese è il momento di «agire» a partire da «una comprensione dei fatti inserita nell’annuncio del Vangelo e nella fede: concreta, intelligente, operosa, non inerte, tantomeno indifferente», consapevoli evangelicamente che «quando hai fatto, o non hai fatto, qualcosa al più piccolo dei miei fratelli, l’hai fatto, o non lo hai fatto, a Me».

Sa. D’An.

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