Noi e non io

L’editoriale di Giuseppe Pecorelli sul periodo pandemico che stiamo vivendo e la corsa ai vaccini.

«In questo tempo – ha detto il Papa al giornalista Mediaset Fabio Marchese Ragona – si deve giocare per l’unità. Sempre. Non c’è il diritto di allontanarsi dall’unità». L’editoriale di Giuseppe Pecorelli sul periodo pandemico che stiamo vivendo e la corsa ai vaccini.

Nell’antica Pompei, all’interno della casa plebea di Actius Anicetus fu rinvenuto un affresco che raccontava quanto avvenne nell’anno 59 dopo Cristo. Nell’anfiteatro della città vesuviana, durante uno “spettacolo” di combattimenti gladiatori, scoppiò una rissa tra abitanti di Pompei e di Nuceria. Al centro del contendere era, manco a dirlo, una questione d’interesse economico.

Homo homini lupus

Nuceria era divenuta colonia romana e i pompeiani avevano perso i frutti di quella terra feconda. Lo storico Tacito raccontò nei suoi Annali: «(I convenuti ai) ludi gladiatori banditi da quel Livineio Regolo, che ho già ricordato espulso dal Senato, dapprima si scambiarono ingiurie con l’insolenza propria dei provinciali, poi passarono alle sassate, alla fne ricorsero alle armi, prevalendo i cittadini di Pompei, presso i quali si dava lo spettacolo. Furono perciò riportati a casa molti nocerini con il corpo mutilato per ferite, e in quella città parecchi fra i cittadini piansero la morte di fgli e di genitori».

L’espressione latina homo homini lupus, l’uomo è un lupo per l’uomo, sembra una perfetta descrizione di un fatto che genera morti, feriti e danni per entrambe le parti (l’anfiteatro pompeiano fu chiuso per dieci anni). Insomma nulla di buono. Conflitto sembra anche la parola comune in questo nostro tempo. Anzi, più la situazione generale è di crisi e più gli animi diventano aspri, finanche crudeli. L’altro è lo sfogatoio delle frustrazioni, il nemico da abbattere. Ogni occasione diventa strumento di polemica o di scaltra prevaricazione.

La corsa ai vaccini

È così che si fa guerra pure per vaccinarsi. A chi tocca per primo? Sembra la corsa all’oro. Mentre qualcuno preferisce non vaccinarsi vedendo magari misteriosi complotti dietro il miracolo della scienza che – con l’aiuto di Dio, s’intende – ci ha donato in tempi relativamente rapidi una via d’uscita al dramma che stiamo vivendo, altri sgomitano per avere la puntura prima delle categorie più a rischio.

Homo homini lupus. È per questo che dovremmo scrivere su un cartellone da appendere in casa, ben visibile, le parole pronunciate da papa Francesco nell’intervista resa, lo scorso 10 gennaio, al giornalista Mediaset Fabio Marchese Ragona. «In questo tempo – ha detto il Santo Padre – si deve giocare per l’unità, sempre. Non c’è il diritto di allontanarsi dall’unità. La lotta politica è una cosa nobile, i partiti sono gli strumenti. Quello che vale è l’intenzione di fare crescere il Paese. Ma se i politici sottolineano più l’interesse personale all’interesse comune, rovinano le cose. (…) Tutta la classe dirigenziale non ha diritto di dire “io”, deve dire “noi” e cercare una unità di fronte alla crisi (…) Un politico, un pastore un cristiano, un cattolico, anche un vescovo, un sacerdote, che non ha la capacità di dire noi invece di io non è all’altezza della situazione».
Il noi e non l’io.

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